Enrico Letta ha parlato in esclusiva a L’Espresso, in un’intervista che sarà in edicola dal prossimo 6 giugno. In un estratto, il segretario dem ha parlato dell’ormai annosa “questione morale”.
“Noi non abbiamo l’arroganza di essere antropologicamente superiori agli altri. Ma abbiamo – dobbiamo avere – l’umiltà di provare ad essere migliori: più seri, più attenti, più responsabili nei confronti del Paese. A cominciare dai giovani e dai più fragili e vulnerabili, che a ben vedere sono le prime vittime di un sistema squilibrato e iniquo”.
Su L’Espresso in edicola da domenica 6 giugno 2022 Enrico Letta, segretario del PD, scrive del legame tra politica e affari, cuore della questione morale. Letta sottolinea che “nella selezione del personale politico, nei processi di aggregazione del consenso e del tesseramento, perfino nelle relazioni personali dentro il partito, il PD sta provando ad essere migliore. Non esiste una sovrapposizione tra etica e strategia politica. Il nostro modello è un partito moderno che sappia essere progressista nei valori, a partire dai tre pilastri dei diritti civili, della giustizia sociale e della sostenibilità ambientale; riformista nel metodo; radicale nei comportamenti”
«È con questa radicalità – da praticare e monitorare ogni giorno, al centro e sui territori, senza pretendere dagli elettori cambiali di bianco – che possiamo e dobbiamo dimostrare la nostra diversità dalla destra peggiore di sempre» spiega, dopo aver sottolineato che «oggi non mette più le bombe, la mafia. Ma corrompe e prospera sotto altre forme, più striscianti e fors’anche più redditizie. Oggi non fanno più troppo clamore e titolo, la corruzione e l’illegalità. Ma inquinano e contaminano la vita pubblica ed economica del Paese, condannandolo al fondo delle graduatorie europee e internazionali sull’attrattività e la trasparenza dei sistemi nazionali».
«A quasi quarant’anni da quella intervista di Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari sulla «questione morale», della tensione verso un paradigma diverso di etica pubblica sembrano restare poco più che evocazioni sbiadite» ricorda Letta. Che punta l’indice contro «la critica settaria al sistema dei partiti tout court, l’antipolitica come scorciatoia per non riconoscere lucidamente i limiti del nostro ethos pubblico e porvi rimedio, il pensiero debole e tagliato con l’accetta in luogo del confronto tra ideali e della cultura politica».
«È un approdo paradossale e corrosivo per la qualità stessa della nostra democrazia. Più la politica è debole, maggiore è la pervasivita’ dei fenomeni di degenerazione e corruttela. Più la forma partito è fragile, disarticolata, svilita nella sua funzione costituzionale di intermediazione tra popolo e rappresentanti del popolo nelle istituzioni della Repubblica, più quelle stesse istituzioni si rivelano permeabili alle infiltrazioni devianti, italiane e anche estere». «Si tratta di un approdo che una sinistra popolare e non populista, erede anche di quella tradizione, ha il dovere storico di contrastare senza timidezze».
Argomenti: enrico letta