Al posto del 'putiniano' Petrocelli arriva Stefania Craxi, già fervente ammiratrice di Putin
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Al posto del 'putiniano' Petrocelli arriva Stefania Craxi, già fervente ammiratrice di Putin

Dopo la cacciata del senatore M5s per la sua vicinanza a Mosca è arrivata la senatrice di Forza Italia che ha avuto sempre un occhio di riguardo per lo Zar

Al posto del 'putiniano' Petrocelli arriva Stefania Craxi, già fervente ammiratrice di Putin
Stefania Craxi
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18 Maggio 2022 - 17.58


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Via Petrocelli perché putiniano e al suo posto Stefania Craxi che in passato non ha mai nascosto le sue simpatie putiniana.  La presidenza della commissione Esteri al Senato non sembra finita in migliori mani.

Ancora nel 2021 – invasione della Crimea fatta, repressione interna in corso, leggi omoboniche fatte e tanto altro – Stefania Craxi sosteneva l’importanza di recuperare un rapporto con la Russia. «È fondamentale per l’Italia e l’Europa» spiegava da vicepresidente della commissione Affari esteri al convegno “Il 1991 e l’Europa a trent’anni dal crollo dell’Urss”.

Già in precedenza, nel marzo 2016, elogiava Vladimir Putin definendolo un leader in grado di ridare prestigio al suo Paese. Parole dette alla presentazione del libro di Gennaro Sangiuliano, oggi direttore del Tg2 allora vice del Tg1,  Putin, vita di uno Zar (Mondadori) alla Fondazione dedicata alla memoria del padre Bettino.

Per Craxi, come riporta la cronaca dell’evento di Formiche – Putin non era solo un protagonista «centrale, al di là di ogni giudizio di merito, nello scenario politico internazionale e nella geopolitica globale, dalla lotta all’Isis, al rapporto con l’Asia, alle strategie energetiche mondiali. Ma è soprattutto figura paradigmatica di come si affermano le vere leadership». 

Leggi anche:  Putin aggiorna la dottrina nucleare russa e aumenta il livello della minaccia

Sangiuliano dunque, diceva la senatrice allora vicepresidente della commissione Esteri, racconta «la storia di un leader che nasce dal nulla, di fatto, di un outsider che si afferma dopo un lungo travaglio, indice che la classe dirigente di un Paese, le stesse leadership non possono conoscere scorciatoie e percorsi privilegiati se vogliono essere davvero tali».

Nel 2016 la Russia aveva già annesso la Crimea e la guerra nel Donbass era cominciata da due anni, eppure Craxi definiva Putin una «guida autorevole». Citando il direttore di Limes Lucio Caracciolo secondo il quale «la Russia non è una democrazia perché se lo fosse non esisterebbe», la senatrice azzurra aggiungeva: «Preferisco dire che la Russia non può essere una democrazia nel senso classico del termine». Circa poi le sanzioni a Mosca per l’annessione della penisola sul Mar Nero, ribadiva che «la Crimea è stata da sempre una terra russa».

Secondo Craxi infine Putin aveva avuto il merito storico «di aver ridato orgoglio e identità alla Russia, è riuscito a riplasmare un’identità nazionale forte, in cui tutti possono ritrovarsi, che tiene insieme lo stemma e il nastrino zarista, l’inno sovietico con la vecchia musica e nuove parole…». E infatti si è visto il nazionalistmo di Putin dove ha portato.

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