Italia Viva, ultimatum su Petrocelli: "È filo-Putin, o se ne va o lasciamo la Commissione Esteri"
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Italia Viva, ultimatum su Petrocelli: "È filo-Putin, o se ne va o lasciamo la Commissione Esteri"

Vito Petrocelli non ha mai fatto mistero della sua vicinanza a Putin: è uno dei senatori che non ha seguito il discorso di Zelensky alla Camera e che si è detto contrario all’invio di armi all’Ucraina, definendo il governo di Draghi come ‘interventista’. 

Italia Viva, ultimatum su Petrocelli: "È filo-Putin, o se ne va o lasciamo la Commissione Esteri"
Vito Rosario Petrocelli
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5 Aprile 2022 - 15.49


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La vicepresidente dei senatori di Italia Viva, Laura Garavini, in una nota ha dichiarato che “Italia viva chiede da settimane che Petrocelli lasci la presidenza della commissione Esteri del Senato”. “Positivo che altri partiti convergano sulla nostra posizione: sono del tutto inopportuni atteggiamenti filoPutin in Parlamento e a maggior ragione di chi rappresenta una commissione così importante, in un partito che esprime per giunta il ministro degli Esteri”. 

“Se non sarà lui a fare il passo indietro, lo faremo tutti. Non si può continuare così un minuto di più . Non dopo l’escalation di orrori di Bucha”. 

Vito Petrocelli non ha mai fatto mistero della sua vicinanza a Putin: è uno dei senatori che non ha seguito il discorso di Zelensky alla Camera e che si è detto contrario all’invio di armi all’Ucraina, definendo il governo di Draghi come ‘interventista’. 

Sul caso si è espresso anche il ministro delle Politiche agricole Patuanelli, compagno di partito di Petrocelli, che lo ha accusato di non aver votato “la fiducia consapevolmente a questo Governo”. Dunque, prosegue nell’intervista rilasciata a TgCom24, “avrà le sanzioni disciplinari conseguenti nel Movimento. Dopodiché il ruolo di presidente è nelle sue possibilità e nessuno lo può far decadere se non per sua scelta personale di dimissioni, cosa che nel momento in cui avrà le sanzioni anche il Movimento chiederà”.

Petrocelli, dal canto suo, fino ad ora non ha manifestato la minima intenzione di lasciare la poltrona, affermando che il disaccordo che nutre rispetto alla posizione della maggioranza sul conflitto a Kiev è utile a garantire “terzietà”. 

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