I popoli di Russia e Ucraina non vogliono la guerra, il confronto tra Putin e Zelensky è necessario

Purtroppo però non ci sono evidenti segnali di spostamenti di rientro dei mezzi corazzati e delle truppe russe. Addirittura alla frontiera con l’Ucraina, irredentisti filo russi hanno bombardato abitazioni civili ed anche una scuola.

I popoli di Russia e Ucraina non vogliono la guerra, il confronto tra Putin e Zelensky è necessario
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Nuccio Fava Modifica articolo

18 Febbraio 2022 - 10.09


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Non ci sono passi avanti nella crisi ucraina. C’è anzi un peggioramento come se tutti gli sforzi per favorire la strada della diplomazia si arrestassero alle buone intenzioni. C’è un peggioramento nell’atteggiamento della Russia che scarica soprattutto sugli Stati Uniti la responsabilità della situazione critica. Non solo, ma tende ad attribuire al presidente Biden un freno ai tentativi di possibile dialogo, espressi dai leader europei ed in qualche misura dalla stessa Nato.

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Purtroppo però non ci sono evidenti segnali di spostamenti di rientro dei mezzi corazzati e delle truppe russe. Addirittura alla frontiera con l’Ucraina, irredentisti filo russi hanno bombardato abitazioni civili ed anche una scuola.

Da parte americana attraverso rilievi satellitari si denuncia il pericolo che la Russia lavori all’invasione progettando artificiosi incidenti per provocare un attacco. Si creano così stati d’animo preoccupanti tra i civili, comprensibili, ma che sono destinati inevitabilmente a fare salire la tensione: “provate voi a invocare la calma quando le strade sono controllate dai carri armati e soldati  in assetto di guerra stazionano nei cortili di casa”.

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E’ l’amaro commento di un contadino ucraino che incontro casualmente nel piccolo centro di campagna dove trascorro spesso i fine settimana. Lui insieme alla moglie vive in Italia la maggior parte dell’anno guadagnando modesti compensi per lavori nei campi e nei giardini del luogo. La moglie fa la badante e insieme inviano a Kiev il danaro per mantenere agli studi due figli.

La loro preoccupazione è non solo condivisibile ma è irragionevole pensare che le nostre buone espressioni possano rassicurarli. C’è certo un tragico paradosso non nuovo nella storia di una generale aspirazione alla pace che però rimane solo nel campo delle buone intenzioni e addirittura si finisce per provocare una nuova guerra al fine di stabilire la pace. Già gli antichi romani del resto avevano teorizzato “ si vis pacem para bellum”che appunto era lo strumento per giustificare le conquiste militari e l’ampliamento dell’impero. Anche l’esportazione delle civilizzazioni a scapito delle sofferenze e della schiavizzazione dei popoli sconfitti.                        

Una linea politica ragionevole è stata messa in campo dal nostro presidente del Consiglio in occasione della sua visita lampo a Parigi ; dopo l’ incontro col presidente Macron ha dichiarato di stare lavorando ad un colloquio diretto tra Putin e Zelensky. La situazione resta difficile e molto complessa ma mettere direttamente a confronto i due massimi esponenti, espressione dei rispettivi popoli che sicuramente sono contrari alla guerra, resta la strada forse migliore per raggiungere una soluzione politica reciprocamente giusta ed accettabile.

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