Bobo Craxi: "La rinuncia di Berlusconi è la fine di trent’anni di berlusconismo"
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Bobo Craxi: "La rinuncia di Berlusconi è la fine di trent’anni di berlusconismo"

L'ex sottosegretario agli Esteri: "Al netto dei giudizi che si possono dare, io penso che la storia sarà molto più generosa con Berlusconi di quanto lo sia stata con mio padre"

Bobo Craxi: "La rinuncia di Berlusconi è la fine di trent’anni di berlusconismo"
Bobo Craxi
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24 Gennaio 2022 - 12.54


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di Antonello Sette

Bobo Craxi, si aprono finalmente le danze. Berlusconi non balla più?

Il ritiro di Berlusconi è l’epilogo di un trentennio, in cui lui ne è stato l’indiscusso protagonista – spiega l’ex sottosegretario agli Esteri – Gli italiani per trent’anni hanno cercato, e continuano anche   ora nuovamente a cercare, l’uomo della provvidenza. Al netto dei giudizi che si possono dare, io penso che la storia sarà molto più generosa con Berlusconi di quanto lo sia stata con mio padre. Il suo ciclo si è concluso, così come è giunta al capolinea la compattezza del centrodestra in Italia. 

Tutto questo coincide con il fatto che noi, senza neppure rendercene conto, ci ritroviamo, come trenta anni fa, nel bel mezzo di una crisi di sistema. Lo Stato è in uno stato di decomposizione e vedo all’orizzonte problemi enormi che, mentre altre democrazie occidentali ed europee in particolare, sono in grado di padroneggiare come fossero questioni ordinarie, da noi diventano straordinari proprio perché lo Stato è in crisi e si sono indebolite, per non dire polverizzate, le forze democratiche. Sono scomparsi in queste ultime ore i due partiti che nacquero dalle ceneri della Prima Repubblica: i Cinquestelle e Forza Italia. La sinistra è sostanzialmente non pervenuta. Quello che vedo, a questo punto avanzare, è Fratelli d’Italia e una ricomposizione di questioni che si pensavano esaurite con la fine della guerra fredda.

Vale a dire?

Si pensava che la fine della guerra fredda sarebbe stata un grande affare per le democrazie occidentali e per il capitalismo. Per le democrazie occidentali, e per quelle europee in particolare, non è stato un grande affare, perché non sono riuscite, e i rimpianti sono tanti, a costituire un solido e convincente blocco di nazioni, fondato su antiche e radicate culture, con la conseguenza che siamo circondati da populismi di ogni natura, che imperversano in tutte le nazioni e di cui l’Italia è l’epicentro. Non si è innervato il bipolarismo e, con la crisi delle forze politiche, si va ossessivamente alla ricerca dell’uomo della provvidenza. Anche nella sinistra non si è stagliata una figura, che abbia dominato questo lungo periodo. Siamo ancora aggrappati alla ricerca di un deus ex machina, che da ultimo è stato individuato in Mario Draghi, anche se, entrando nel dettaglio, si capisce che non gode del consenso unanime del Parlamento della Repubblica.

Quale sarà il nuovo inquilino del Quirinale? 

Io penso che prevarrà la “dottrina Zumstein” e quelli scatoloni, che sono stati riempiti, possono essere riportati indietro. Sarà richiamato il traslocatore e gli scatoloni, rimballati, torneranno al Quirinale.

Mattarella Presidente bis, quindi, ma mettiamo il caso che andasse in fumo questa evenienza…

Le do una terna altamente improbabile, ma che per me, per quanto possa contare il mio parere, è l’abc: Giuliano Amato, Emma Bonino e Susanna Camusso.  Credo, comunque, che non debba dare troppa importanza a quella che potrebbe sembrare un’elezione decisiva, perché sarà la forza delle cose che si incaricherà di orientare nei prossimi anni questo Paese e la sua politica. Sono alle porte eventi violenti e più forti di noi. Chiunque andrà al Quirinale, non sarà in grado di a governare processi che sono per loro natura inarrestabili. Eventi e processi che riguardano l’economia, l’immigrazione, la pace e la sicurezza. Mi auguro che il nuovo Presidente della Repubblica sia una persona, che sproni il sistema a riformarsi al più presto e i partiti a diventare qualcosa di diverso da quello che sono diventati.

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