Vittorio Sgarbi, negli ultimi giorni, si è riscoperto telefonista del cavaliere per la corsa di Berlusconi al Quirinale: è stato ospite a RTL 102.5 con Massimo Giletti, Luigi Santarelli e Stefania Iodice ed ha parlato proprio di questi ultimi giorni.
“Non hai idea delle quantità di telefonate che ho ricevuto”, ha detto. “La mia ricetta non era fare il portavoce di Berlusconi, ma fare la voce. Ho vissuto in questo periodo in Parlamento la mia vittoria contro Grillo, sono il primo che parlò male di Grillo e del M5S. Man mano che sono usciti mi dicevano che avevo ragione. Sono persone anche spesso di buona qualità, ma totalmente senza casa. Il giorno in cui ero da Berlusconi lui mi chiese se avessi votato lui o Draghi e mi disse di avere cento voti in più. Ha cominciato a fare una serie di telefonate: erano tutte persone felici di ricevere la telefonata non del politico ma dell’uomo”.
A Sgarbi viene chiesto che cosa abbia portato “di concreto” questa attività. “C’è una pausa che dura da sabato scorso. Ho capito che tutto si era interrotto e che lui è sul punto di dire un altro nome, perché non è andato a Strasburgo a votare il successore di Sassoli e non è andato a Roma. Se non c’è lui io non chiamo per lui, io chiamo con lui. Chiamiamo e a quel punto si apre la possibilità che questi deputati senza casa facciano una scelta. Tutti dicono meglio Berlusconi di Draghi, di fatto ha questo vantaggio”.
E sull’ipotesi secondo cui il sogno di Berlusconi dovesse tramontare, Sgarbi commenta: “Forza Italia ha varie possibilità. Berlusconi potrebbe fare un nome nell’area di Forza Italia rimanendone leader. Quel nome, mettiamo la Casellati, è un nome che è espresso da Forza Italia e contemporaneamente lascia a lui il partito. Se il nome è esterno, come potrebbe essere Draghi, allora si può dire che può uscire perfino una votazione. Mi pare che se lui ragiona riesce ad uscire dalla partita vincitore perché di fatto in questo momento si parla solo di lui. Anche se non si candida ha tenuto fin qui e può decidere. Domani o dopodomani deve dire il nome che propone agli altri. Una volta fatto la partita è chiusa e lui in qualche modo l’ha guidata”.
Nelle giornate di Natale, ricorda Sgarbi, Berlusconi lo aveva chiamato “perché aveva letto che io avevo detto fosse meglio Draghi e lui mi ha chiesto perché non volessi votarlo. Io gli ho detto che la mia idea è che questa sia politicamente la strada più giusta, ma per lealtà se lui mi chiedesse di votarlo lo voterò. L’effetto su di me è quello che ho proiettato sugli altri”.
Su Draghi aggiunge: “Se va Draghi va contestualmente un nome già deciso come premier che ha Salvini agli interni e Di Maio agli esteri, come al primo Conte. Con la differenza che questa volta è una maggioranza di centrodestra e M5s senza il Pd. Altrimenti, se Draghi impone, anche il PD. Non c’è possibilità che Draghi faccia sciogliere nulla perché la sua indicazione è contestuale all’indicazione del Presidente del Consiglio. È chiarissimo”.
Infine, sull’offerta di quadri ai grandi elettori, Sgarbi afferma: “No, questo era prima di me”. E precisa: “Io ho i miei, lui ha dei quadri che non vorrei avere”. Da qualche anno invece, puntualizza, “lui manda delle vedute prevalentemente veneziane ai direttori di giornali e ai leader di partito ed è una cosa che fa in grande quantità, ma sono quadri di arredamento”. Al critico d’arte viene anche chiesto quale quadro regalerebbe a Grillo: “Ho provato invidia per Grillo per come è riuscito ad affermarsi politicamente e per Bonolis per tutti i soldi che ha guadagnato. Ora che non c’è più speranza per lui gli darei una versione de ‘L’urlo’ di Munch, la disperazione senza via d’uscita”.
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