Massimo D’Alema ha concesso una lunga intervista al Manifesto e al Quirinale dove ha auspicato l’elezione a larga maggioranza di una donna: “Oggi nessuno ha la forza di governare il processo. Sarebbe importante che le forze politiche si vincolassero ad avanzare ipotesi di candidature femminili. Dopo 70 anni sarebbe un segnale importante”. Nessun nome, nemmeno a domanda diretta su Letizia Moratti, anche perché “se avessi preferenze indicherei una donna di centrosinistra”.
“Mai come in questo momento serve un’intesa tra le forze politiche, altrimenti si rischia il caos”. Capitolo Draghi. Secondo D’Alema il suo compito a Palazzo Chigi non è finito. ”È stato chiamato ad affrontare un’emergenza. Lo fa certamente con autorevolezza e competenza”… “Purtroppo la recrudescenza della pandemia prolunga l’emergenza. E la messa a terra del Pnrr è tutta da realizzare, anche se sono stati finora compiuti tutti gli atti necessari”…
“Il premier svolge efficacemente il suo ruolo spendendo la sua forte credibilità, a Bruxelles e con gli Usa” rimarca D’Alema, sottolineando che sul fronte interno “cerca i compromessi possibili. Fa politica quindi, misurandosi con una realtà rispetto alla quale non esistono super poteri in grado di produrre soluzioni miracolistiche”.
Se invece l’accordo si trovasse unicamente su Mario Draghi al Quirinale, allora servirebbe “un accordo per il Governo” fino a fine legislatura, “non soltanto un nome, ma una maggioranza e un’idea su come arrivare al 2023″. E secondo D’Alema “la destra vuole Draghi per poi andare al voto”, Giorgia Meloni lo vuole per pagare “un ticket di legittimazione agli occhi dell’establishment internazionale per poi andare a elezioni con questa legge elettorale”.
C’è però una tendenza che preoccupa fortemente Massimo D’Alema, che la riassume nella parola “draghismo” e la definisce “impressionante”. L’ex premier osserva che “lo stato di eccezione viene eletto a nuovo modello democratico. Sui grandi giornali ho letto cose inquietanti – ha spiegato al Manifesto – che mi sono appuntato, tipo “finalmente abbiamo un premier di cui non si sa per chi vota, dunque non può perdere le elezioni amministrative”.
Vorrei che mi si indicasse un paese democratico al mondo in cui non si sa per chi vota il capo del Governo. Altra frase inquietante: “Bisogna fare in modo che Draghi resti a prescindere a Palazzo Chigi a prescindere da quale sarà il risultato delle prossime elezioni”.
Se il messaggio è questo, come si fa a chiedere alle persone di andare a votare? Ancora – ha proseguito D’Alema – L’idea che possa governare dal Quirinale mettendo una persona di fiducia a Palazzo Chigi. Un’esplosione di antipolitica, elitismo e spirito antidemocratico. L’apice si è raggiunto quando si è scritto che il problema non è quello che pensa il Parlamento bensì quello che vuole Goldman Sachs a proposito della futura collocazione del presidente Draghi. È umiliante per il nostro Paese”. Tutto questo, ha chiarito D’Alema, “danneggia” il premier.
Infine, il capitolo Sinistra. “Il Pd e la sinistra dovrebbero fare leva sul malcontento sindacale per incidere sull’agenda di Governo” dice D’Alema, che definisce “comprensibile” la scelta di Cgil e Uil di scioperare. Quello che l’ex premier ribadisce è di essere “favorevole alla ricostruzione unitaria di una forza progressista”.
La scissione è stata una sconfitta, in qualche modo ammette D’Alema, “ma anche il Pd deve rendersi conto di cosa non funziona nel profondo”.