Come Giorgia Meloni azzera l'illuminismo e prefigura una società reazionaria modello Luigi XIV, il Re Sole
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Come Giorgia Meloni azzera l'illuminismo e prefigura una società reazionaria modello Luigi XIV, il Re Sole

Condividono la stessa idea di purezza etnica e religiosa, ma appartengono a due momenti storici totalmente differenti; è probabile che uno dei due sia fuori tempo massimo

Come Giorgia Meloni azzera l'illuminismo e prefigura una società reazionaria modello  Luigi XIV, il Re Sole
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Antonio Rinaldis Modifica articolo

19 Dicembre 2021 - 18.29


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Giorgia Meloni va presa sul serio e vanno prese sul serio le cose che dice. 

Prendiamo in esame il discorso fatto all’incontro di Vox, il partito di estrema destra spagnolo, a Madrid, nel mese di ottobre. 

Se lo analizziamo attentamente scopriamo che, al di là dell’enfasi e della retorica meloniana, ci sono molti motivi di interesse, e seppure in una forma disordinata e approssimativa, una vera e propria visione del mondo, che merita di essere studiata. 

Gli stessi temi sono stati riproposti anche nei giorni di Atreju, il tradizionale appuntamento della Destra, alla quale hanno partecipato tutti i principali leader politici italiani.  

Giorgia Meloni si rivolge ai patrioti, termine che nella storia italiana rimanda ai protagonisti del Risorgimento e che gode quindi di una ottima reputazione. Il patriota, e Meloni lo chiarisce, è colui che ama la Patria, la terra dei Padri, le riconosce le proprie radici come elemento essenziale della propria identità. Dal patriottismo si scivola però, e la Storia lo dimostra, fatalmente nel nazionalismo e nell’imperialismo, ed è talmente potente questa tentazione che Meloni sottolinea la missione civilizzatrice della Spagna, dimenticando naturalmente il genocidio degli indios, considerati alla stregua di animali da lavoro per i patrioti spagnoli, i conquistadores che hanno occupato il Nuovo Mondo nel nome di Dio e della Corona. 

È una deriva inevitabile e alquanto pericolosa, che si collega al tema dell’identità. Meloni contrappone più volte il tema dell’identità al globalismo delle sinistre.  Ma che cos’è l’identità di un popolo? Nella società postmoderna l’identità è un concetto complesso, risultato di contaminazioni e incroci, metissage come direbbero i francesi, risultato anche e soprattutto del colonialismo, che ha dominato la politica degli europei alla fine dell’800. Pensare all’identità in termini meloniani equivale ad azzerare qualche secolo di storia per tornare all’Europa pre illuminista, alla Francia di Luigi XIV, che parlava di un solo Re, di un solo Stato, di un’unica Religione. Meloni e Luigi XIV condividono la stessa idea di purezza etnica e religiosa, ma appartengono a due momenti storici totalmente differenti; è probabile che uno dei due sia fuori tempo massimo. E tuttavia la tentazione identitaria è potente nelle popolazioni europee, intimorite da eventi come l’emigrazione, ai quali la sinistra non è riuscita a fornire una collocazione razionale ed equilibrata, continuamente oscillante tra aperture ideali e chiusure opportunistiche.  Identità è un termine astratto che nasconde al suo interno un sottofondo autoritario e violento, perché l’identico si contrappone inevitabilmente al differente e definisce se stesso per opposizione. La vera identità è un concetto dinamico, che si modifica nel tempo e nello spazio e che si alimenta e si arricchisce del cambiamento. 

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La visione conservatrice di Meloni investe anche il tema dei diritti civili e quelle che considera le strutture fondamentali della società, come la scuola e la famiglia, le agenzie educative, che dovrebbero formare le generazioni future sulla base dell’equivalenza pericolosa e ambigua tra legge di natura e legge civile. La sessualità, la procreazione, debbono rientrare nella legge di natura, sulla quale si deve costruire la legge civile. Anche in questo caso c’è un grave errore concettuale perché è del tutto arbitrario pensare che ciò che accade in natura, come la procreazione eterosessuale, debba necessariamente tradursi in norma giuridica. È piuttosto evidente che se traducessimo il corso della natura in leggi gli esiti sarebbero paradossali, e la società umana si trasformerebbe in una jungla, dove i deboli verrebbero sopraffatti dai più forti. 

Oltre alla natura c’è la Storia, che fornisce valori, che la Sinistra avrebbe ripudiato, sostiene Meloni. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una evidente manipolazione, perché la Storia non può essere letta in modo univoco, ma è un complesso di eventi che si stratificano e si sovrappongono. Il sacro e la religione che vengono sbandierati come valori non emergono in maniera univoca dalla Storia europea, che ha conosciuto esperienze di secolarizzazione e rivoluzioni che hanno profondamente sovvertito lo statuto ideologico e morale delle società di Vecchio Regime. Sacro e religione, nella visione dogmatica della Meloni, sono argini contro il relativismo e quindi sono degli Assoluti, che soddisfano il bisogno di sicurezza e di certezze che vengono richieste da parte dell’opinione pubblica europea, ma purtroppo sono Assoluti vuoti di senso, bandiere che sventolano e che possono anche emozionare, ma non sono in grado di indicare alcuna via per uscire dalla crisi della civiltà europea. 

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La Storia non è Tradizione, perché chi conosce il senso storico sa perfettamente che il tempo della Storia è un complesso di fratture, discontinuità, rivoluzioni che spezzano tradizioni e creano nuove forme di organizzazione della vita materiale e del pensiero. Mettere sullo stesso piano Storia e Tradizione è una grossolana semplificazione, che nasconde soltanto la malafede di chi vuole imporre un tradizionalismo di parte, fazioso e antistorico. L’Europa che ha in mente Meloni è reazionaria e appartiene a una Tradizione clericale e fascista, che non può essere riproposta senza tradire altre tradizioni, decisamene più democratiche e avanzate. 

Dalla paura del differente e dalla tentazione identitaria nascono i fantasmi dell’intolleranza, e riemergono le guerre di religione, l’ennesima crociata dell’occidente contro l’Islam. Anche in questo caso Meloni è fuori dalla storia, che vorrebbe riscrivere con uno sguardo al passato e nessuna speranza di futuro. L’Islam non è una religione monolitica, come non lo è nessuna manifestazione dello Spirito umano, e Papa Francesco ha opportunamente ricordato il valore del dialogo e della tolleranza, affinché Dio non diventi ragione di conflitti e di nuove guerre.  

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Per concludere il programma politico e ideologico di Giorgia Meloni non è conservatore, ma reazionario e si appoggia sul peggiore dogmatismo, e prefigura un mondo europeo chiuso in se stesso, a difesa di un Pantheon identitario che la Storia ha ampiamente sotterrato nei rottami del tempo passato.  

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