Un campo largo progressista e europeista per respingere le vocazioni liberticide e autoritarie della destra sovranità che guarda a Polonia e Ungheria sui diritti sociali e civili e guarda a Trump e Bolsonaro che contrastano la lotta ai cambiamenti climatici e la lotta al Covid.
“Il mondo post Covid ci impone di essere radicali nei principi, ma graduali nell’attuazione. E lo spirito non può che essere comunitario. La pandemia ci ha insegnato che da solo nessuno ce la fa, i legami di una comunità sono diventati di nuovo indispensabili, in famiglia, nelle città, in Europa. Il riformismo nazionale è insufficiente”.
Così Graziano Delrio, ex ministro delle Infrastrutture ed ex capogruppo dem alla Camera, in un’intervista a la Repubblica.
“Sul campo largo di Letta dice che deve avere l’ambizione di tenere insieme l’imprenditore e l’operaio, l’artigiano e la madre di famiglia. Laddove governiamo, nelle città con i nostri sindaci, o nel Lazio e in Emilia, siamo riusciti a esprimere questa vocazione maggioritaria”. E va costruito con Renzi, Calenda fino a Fratoianni, “nessuno escluso. E naturalmente Bersani. Ma prima serve una robusta premessa culturale. Ci sono delle faglie che non possiamo oltrepassare, dal rispetto per i migranti al no al presidenzialismo, dallattenzione alle autonomie locali allimpegno per la scuola pubblica”, spiega.
A proposito della situazione che vivono i Cinquestelle dice, “sono in una fase di travaglio, che mi auguro si risolverà presto”. La loro adesione all`area riformista “è definita dai comportamenti. Conte e Di Maio, sono ormai concretamente europeisti”.
