Rosy Bindi, in un’intervista alla Stampa, si è detta “gratificata” dal fatto che il suo nome venga accostato al Quirinale, ma è convinta che non sarà lei il prossimo capo dello Stato:
“Siccome so che non accadrà, non sono neanche accompagnata dalla preoccupazione e dai polsi che tremano solo all’idea di dover ricoprire una responsabilità così alta”. “Non accadrà” neanche di vedere Silvio Berlusconi al Colle, “credo che anche chi lo sta proponendo sappia che è necessario un profilo del presidente della Repubblica non sovrapponibile alla persona e alla storia di Silvio Berlusconi”.
È tempo invece di eleggere una donna, “lo ripeto da anni fino alla noia. E trovo siano un’anomalia gli appelli in tal senso, dovrebbe essere normale prendere in considerazione questa ipotesi”.
Quanto ai protagonisti di questi giorni, Bindi concorda con la posizione tenuta da Sergio Mattarella di indisponibilità a una rielezione – pur auspicando che il prossimo capo dello Stato “continui la sua opera, con il suo stile, la sua imparzialità e il suo rispetto della Costituzione” – mentre ritiene che Mario Draghi “dovrebbe fare il premier: è in quel ruolo che, dato il disegno istituzionale del nostro paese e dell’Europa, può diventare il nuovo punto di riferimento europeo nel dopo Merkel. Ne ha bisogno l’Italia e ne ha bisogno l’Europa. Sicuramente fino alla prossima scadenza elettorale, dopo chissà”. Anche perché “il suo passaggio da Palazzo Chigi al Colle darebbe vita ad una nuova prassi costituzionale che richiederebbe grande equilibrio. Sarebbe un passaggio inedito e non si deve rischiare di approdare a un semipresidenzialismo di fatto: quando sento dire da Giorgetti che Draghi guiderebbe il convoglio anche da lì, penso che ciò non debba accadere. La Costituzione formale non deve essere alterata dalla Costituzione materiale”.
Sul Pd, infine, Bindi dice che c’è “bisogno di una nuova proposta del centrosinistra, che risulti nettamente alternativa al centrodestra e questo non può farlo questo governo, condizionato dal percorso del Pnrr. Il Pd deve distinguersi sulle grandi sfide dell’immigrazione, della lotta alle disuguaglianze, dei beni comuni”.
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