Parole di autentica passione politica.
“Dalla vicenda del ddl Zan va tratta un’unica lezione: non si fanno le ammucchiate, bisogna aprire una fase di ricostruzione della sinistra. Ma attenti a parlare di Ulivo e ritrovarsi nell’Unione”.
Rosy Bindi, ex presidente dell’Antimafia e deputata del Pd, ministra nei governi Prodi e D’Alema, in una intervista a tutto campo su L’Espresso in edicola domenica 7 novembre, disegna il presente e il futuro del centrosinistra, ben oltre le Agorà lettiane “che sembrano solo consultazioni”.
Mentre serve “più coraggio”, “una fase costituente” e una “forza inclusiva” che “non può essere il Pd”: “Non ha dentro l’innovazione, non si apre. È un patto di potere”. Come a Roma:
“Gualtieri è una bravissima persona”, ma “è l’unica cosa con cui sono d’accordo con Calenda, quando non voleva accordi col Pd di Bettini, Astorre e Mancini”. Zingaretti? “Vinse il congresso grazie a quelli che fino al giorno prima avevano appoggiato Renzi”. Franceschini? “È come quella pubblicità: dove c’è Barilla c’è casa, dove c’è maggioranza c’è Dario”.