Lepore vince a mani basse e Bologna diventa la città più progressista d'Italia
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Lepore vince a mani basse e Bologna diventa la città più progressista d'Italia

L'alleanza che mette assieme quasi tutti i pezzi del centrosinistra, in stile Ulivo, è piaciuta ed è stata premiata dagli elettori. Con oltre il 60% delle preferenze non ci sarà bisogno del ballottaggio

Matteo Lepore
Matteo Lepore
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Claudio Visani Modifica articolo

4 Ottobre 2021 - 21.54


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Matteo Lepore, 41 anni il prossimo 10 ottobre, assessore da dieci, “delfino” del sindaco uscente Virginio Merola, è il nuovo primo cittadino di Bologna: il candidato Pd del Centrosinistra allargato e dei Cinquestelle è stato eletto al primo turno con oltre il 60% dei voti (62% a metà scrutinio e secondo le proiezioni), la maggioranza più ampia di sempre con l’elezione diretta (Merola fu eletto col 50,5% nel 2016 e rieletto al ballottaggio nel 2011 col 54,6% ). Ha doppiato il suo sfidante, l’imprenditore Fabio Battistini, candidato civico voluto dalla Lega e appoggiato con molta poca convinzione dal centrodestra, tanto che ieri i capi partito non si sono nemmeno presentati al comitato elettorale per lo spoglio. Battistini si è fermato sotto il 30%. La coalizione che sostiene Lepore, sempre a metà scrutinio, sfiora il 64%, con il Pd al 36,6 la sinistra di Coalizione civica e Coraggiosa al 7,5, la lista Lepore al 6,4, quella della sua antagonista renziana alle primarie, Isabella Conti, al 5,7, e i Cinquestelle al 3,5, in forte calo rispetto alle precedenti consultazioni. 

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“E’ la vittoria della città più progressista d’Italia”, ha commentato a caldo il nuovo sindaco, “un risultato storico per Bologna e di grande valore per l’Italia”. Unitamente al clamoroso risultato di Napoli, Bologna fa infatti da laboratorio nazionale per il decollo dell’alleanza tra Pd e Cinquestelle all’interno di un campo di centrosinistra largo. Un “rassemblement” che a Bologna vede con Lepore, il Pd, la sinistra di Coalizione civica (che era all’opposizione della giunta Merola) e della Coraggiosa di Elly Schlein, Errani e Bersani (Art. 1, Leu), le Sardine (con Mattia Santori candidato come indipendente nella lista Pd), i Verdi, i socialisti, la lista Conti con Italia Viva e i Cinquestelle guidati da Max Bugani. Quest’ultimo, già socio dell’associazione Rousseau e uno dei più stretti collaboratori di Davide Casaleggio e della sindaco di Roma, Virginia Raggi, un tempo tra i principali avversari del Pd, ora è tra i principali fautori dell’alleanza del Movimento col Centrosinistra, con la benedizione di Conte.

L’alleanza che mette assieme quasi tutti i pezzi del centrosinistra, in stile Ulivo, è piaciuta ed è stata premiata dagli elettori della città di Romano Prodi, dimostrando  di poter essere competitiva con la destra in vista delle prossime elezioni politiche, in un contesto più radicalizzato che lascia poco spazio alla tradizionale rincorsa a un centro che, almeno elettoralmente, non esiste più. 

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Il centrosinistra vince al primo turno anche a Ravenna, con il sindaco uscente Pd, Michele De Pascale, attestato attorno al 60% dopo lo spoglio delle prime trenta sezioni. E anche a Rimini il candidato del Pd, Jamil Sadegholvaad, pure lui “delfino” del sindaco uscente Andrea Gnassi, potrebbe farcela senza bisogno del ballottaggio: nello spoglio delle prime sezioni era al 52,3% contro il 31,8 dello sfidante di Lega e Fratelli d’Italia, Enzo Ceccarelli. In Emilia-Romagna si votata complessivamente in 48 Comuni. Dai primi dati il centrosinistra è avviato a fare bottino quasi pieno nei piccoli Comuni, mentre in serata era ancora incerto l’esito con eventuale ballottaggio nei tre con più di 15mila abitanti: San Giovanni in Persiceto, Cento e Cattolica. 

Il dato negativo è invece quello dell’affluenza. In Emilia-Romagna ha votato poco più di un elettore su due (54,8%) e a Bologna si è superato di pochissimo la metà, il 51,1%: il dato più basso nella storia delle amministrative sotto le Due Torri. Ha probabilmente inciso la giornata festiva (oggi a Bologna era la festa del patrono) con relativo ponte e, soprattutto, il sentore che non ci fosse partita tra Lepore e Battistini.

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