Che sia un nuovo inizio per una propaganda social meno incentrata sul populismo, i migranti e la polemica spicciola? Questo non è dato saperlo, ma di certo l’abbandono di Luca Morisi, capo della comunicazione sul web di Salvini e della Lega, potrebbe essere un brutto colpo.
Il dimissionario Morisi per adesso non ha voluto rispondere al telefono, nessuna novità dopo la lettera di commiato dai parlamentari della Lega, che da tempo non hanno più sul loro cellulare le indicazioni sui post del leader da rilanciare, che Morisi stesso ha appena confezionato e già fatto deflagrare sulla rete. Certo, qualche deputato respira: “Era una fatica stare sempre dietro alle richieste social, dovevamo postare ogni due e tre…”.
Ma pochi credono che dietro l’uscita, probabilmente solo temporaneo, dalla porta della war room della Bestia, la potentissima macchina social del Capitano, alimentata a suon di post (contro migranti, contro i rossi, contro i vari Fedez, Saviano, Santori e sardine varie) ci sia stato un diktat dell’ala governista della Lega, a partire dal principale interprete della linea draghiana, Giancarlo Giorgetti.
Piuttosto, il passo indietro va letto in chiave politica e tecnica, innanzi tutto come scelta dello stesso Morisi, legata non soltanto alle sue vicende personali. Nessuna lite, nessun dissidio particolare con Salvini e i vertici del partito.
Da una parte c’era bisogno di far raffreddare la macchina social, lanciata a gran velocità, che negli anni ha portato Salvini a essere tra i più forti politici social-oriented a livello planetario, avendo già da tempo lasciato indietro l’ex recordman italiano Beppe Grillo.
Il Salvini di governo, che, oramai, al posto delle felpe usa la cravatta anche nei comizi di paese, non sembrava più in linea con la pancia ‘virtuale’ del paese. Da un po’, almeno sui social, il coro dei consensi non era più unanime. Anzi: scorrendo i post di replica al leader, in molti – tra chi ci mette la faccia sul web – al Capitano non stanno perdonando la svolta governista, nonostante gli ammiccamenti no vax e no pass. “Smettila, tanto non ti crediamo più”, scrive più di uno, quando lui ricorda che sta al governo, ad esempio, per difendere chi non ha il certificato verde. E’ così da settimane.
Morisi, considerato un fuoriclasse del settore, non ha perso tempo.
Tanto più che il voto delle amministrative, anche leggendo la cartina di tornasole dei social, appare insidioso e foriero di discussioni animate, al limite dello scontro, se davvero il partito di Salvini, la Lega nazionale e sovranista, uscirà ridimensionata nelle città chiave: a Roma, a Milano, a Torino e Bologna.
Far raffreddare il motore della Bestia è anche una scelta tecnica.
Serve a capire come reagiranno gli utenti. Per sapere se un Salvini che ‘urla’ di meno ha da guadagnare qualcosa, oppure no.
Tutto in stand-by, in attesa del voto. Poi si vedrà. Nel frattempo qualcuno sottolinea che Morisi di proposte di lavoro ne ha avute e ne avrà da tanti. Cinque Stelle, con i quali in passato ha già collaborato, e Fdi, per ora restano in silenzio.
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