“Non possono essere questi i titoli di coda dell’impegno dell’Occidente in Afghanistan. Non basta il vertice dei ministri degli Esteri, va convocato subito un Consiglio europeo che cerchi di raddrizzare il possibile. Serve una Ue unita e decisa, ora ogni distinguo è una diserzione. Questa è una guerra persa e bisogna limitarne gli effetti disastrosi”. A dirlo è il segretario del Pd, Enrico Letta, in una lunga intervista su Repubblica.
Il bilancio di questi vent’anni dell’Occidente in Afghanistan per Letta è pieno di ombre e non risparmia la gestione del tutto unilaterale degli Stati Uniti. “A cosa sono valse tutte le vite perse?”.
Una domanda che è essa stessa una sentenza:
“Pur con tutti i suoi limiti l’Occidente è l’unica parte del mondo che spende soldi e vite umane per cercare di migliorare le condizioni di vita anche in altre parti – ha detto Letta. Ma alla crescista della soceità civile afghana non si è accompagnato il nation building, la costruzione della nazione. Quello che è accaduto a Kabul dimostra che si possono avere le migliori tecnologie, i soldi, le truppe, i droni, ma alla fine ci sono Paesi nei quali questo non basta a impiantare i valori democratici”.
Per cui, la conclusione è che “la democrazia non si esporta con la guerra”. ”È stato uno degli abbagli successivi alla caduta del muro di Berlino, insieme alla teoria della fine della storia”.
Il segretario Pd è preoccupato per chi resta lì, per chi aveva creduto in Afghanistan alla conquista di diritti individuali che ora i talebani torneranno ad annientare. A partire dalle donne, dai segnali che arrivano. Il pericolo di vendette e carneficine c’è.
“Noi non dobbiamo lasciare nessuno solo davanti al ritorno del Medioevo, è un imperativo morale e politico – ha sostenuto Letta. Condivido le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi quando dice che nessuno di coloro che hanno collaborato con la missione italiana deve essere lasciato sul campo e questa dottrina va interpretata in senso estensivo. Non possiamo permetterci di essere accusati di tradimento. Se occorre rafforzare la presenza transitoria di sostegno logistico delle nostre forze, è bene farlo. Lo dobbiamo innanzitutto ai 53 soldati italiani morti, ai 700 feriti e alle loro famiglie”.
Letta ha escluso altri futuri impegni militari occidentali dopo questa disfatta. Ma insiste sull’aiuto ai profughi, sull’accoglienza, malgrado Salvini.
″È il momento, da noi, di una straordinaria mobilitazione nazionale che aiuti la società afghana a resistere e a continuare a vivere anche fuori dall’Afghanistan. Dovremo dimostrare accoglienza e generosità. Non possiamo girarci dall’altra parte. Noi ci saremo”.
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