Che dite? La pistola per caso è nel kit che viene dato quando aderisci alla Lega?

Al di là della battuta la verità è che le armi cominciano ad essere un pericoloso gadget politico, sempre nelle stesse mani. Da Voghera a Licata

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Onofrio Dispenza Modifica articolo

29 Luglio 2021 - 20.23


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A Licata, uno che è seduto al bar davanti ad una granita e con altri commenta l’accaduto, aspettando che il sole finisca di bruciare, parla e dice: “Ma, che dite voi… la pistola per caso è nel kit che viene dato quando aderisci alla Lega?!”.

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Al di là della battuta, espressione tipica di un nero e tagliente umorismo tutto dell’Isola, la verità è che le armi cominciano ad essere un pericoloso gadget politico, sempre nelle stesse mani. Ricorre da Nord a Sud, quel Sud d’Italia che in una stagione non lontana ha finito col riversarsi quasi interamente tra Lega e 5Stelle. Strada facendo, lo scricchiolio di alcune forze politiche, Forza Italia in testa, anche da questa parte ha fatto virare politici di destra di ogni calibro verso la Lega. Nell’Agrigento, anche un parlamentare regionale, già nazionale, che nelle fila di Salvini s’è portato il figlio un attimo dopo l’elezione in consiglio comunale ad Agrigento, in una lista civica che non si era certo presentata di destra. Così va la politica.            

Ma torniamo al nuovo pistolero della Lega. Da Voghera a Licata il passo è più breve di quanto non dica la distanza geografica. 
A Voghera, come si sa, un assessore senza titubanza aveva stecchito un uomo con riconosciuto e manifesto disagio psichico e sociale. Nel motivare pistola e sparo, nelle prime ore a Voghera erano state collezionate parecchie versioni dei fatti, dal colpo partito accidentalmente alla legittima difesa. Versioni assai distanti che hanno fatto emergere rapidamente la sostanziale bugia. Questo a Voghera. Andando giù velocemente verso il lembo estremo d’Italia, ecco Licata. Città più che paese, un tempo diviso tra attività marinara e campagna, con attività perse nel tempo, dal cotone alle ottime patate. Tutto scomparso. In compenso, qui ha proliferato il cemento, selvaggio, troppo spesso incontrollato se non addirittura incoraggiato. E in Comune sull’abusivismo ci sarebbe da scrivere un libro su quello che si è consumato, ma questa è un’altra storia, andiamo al protagonista della più recente sparatoria. Lui, quello che ha sparato al socio in affari, in Consiglio comunale rappresenta il partito di Salvini, e poco conta che la Lega si sia affrettata a dire che il pistolero non è mai stato iscritto alla Lega: rappresentare un partito in un organismo elettivo è tanto di più di una tessera. Retroscena e scena della sparatoria sono un misto di Ciprì e Maresco e di cinematografia trash. Ciprì e Maresco per la location dove si muovevano pistolero e vittima, soci in affari nel settore delle onoranze funebri. Settore che da solo, soprattutto da queste parti, avrebbe tanto da raccontare. Trash per tutto il resto. Unica cosa “seria”, spia di una qualche tecnica consolidata, il modo di impugnare la pistola di chi ha sparato, così come documentato da un video di sorveglianza. Padronanza e dimestichezza. Del resto, in questo brutto affare dove per un nulla non c’è scappato il morto, c’è un precedente, una raffica sparata contro il negozio per il caro estinto. Un po’ Ciprì e Maresco, un pò western di quelli fatti in fretta, all’italiana.        
Uscendo dal set, diciamo, una considerazione amara: di questo passo corriamo il rischio che la pistola qualcuno possa considerarlo un logo, un marchio di fabbrica della parte politica alla quale il pistolero di Voghera e il consigliere di Licata. diciamo si ispirano. Altra considerazione, a questa legata: chissà se Licata, la Sicilia e il Sud intero saranno capaci di interrogarsi sullo sbandamento generale che li ha investiti in un passaggio della loro storia facendo rovinare la politica nel buco di più nero.

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