Fine di un amore tra Grillo e Conte: attesa per le parole dell'ex premier

L'ex presidente del Consiglio già nel pomeriggio potrebbe far sapere cosa intende fare. Intanto rimbalza in chat l'articolo 8 dello statuto in cui è scritto che il garante può essere 'sfiduciato'

Giuseppe Conte, Beppe Grillo
Giuseppe Conte, Beppe Grillo
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30 Giugno 2021 - 15.38


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Dopo il benservito di Beppe Grillo a Giuseppe Conte, restano in subbuglio i gruppi parlamentari del M5s.
Rabbia, amarezza ma anche sconcerto continuano a serpeggiare tra deputati e senatori, mentre in diverse chat interne continua a rimbalzare l’articolo 8 dello statuto del M5S attualmente in vigore, in cui nero su bianco è scritto che il garante, dunque l”elevato’ Beppe Grillo, può essere ‘sfiduciato’.
L’impensabile per un Movimento che è nato proprio dalle idee e dalla carica del comico genovese. Ma la delusione e lo sconcerto sono tali che in molti ‘richiamano’ quanto scritto nel documento che proprio Conte era stato chiamato a riscrivere.
“Articolo 8 Statuto del M5S – si legge nel testo – il Garante resta in carica a tempo indeterminato e può essere revocato, in ogni tempo, su proposta del Comitato di Garanzia a maggioranza assoluta dei propri componenti e ratificata da una consultazione in Rete degli iscritti, purché renda parte alla votazione la maggioranza assoluta degli iscritti”.
Il Comitato di garanzia, nello specifico, è composto da Vito Crimi e Roberta Lombardi – tra i primi a prendere posizione contro la scelta di Grillo – e da Giancarlo Cancelleri, considerato un ‘dimaiano’ di ferro.
La rabbia è tale che qualcuno spinge a ipotizzare che anche quella della ‘sfiducia’ sarebbe una strada da valutare. Grillo è stato raggiunto da 6000 ‘vaffa’ in due ore – il senso di alcuni sms che rimbalzano nella chat interne – 28mila follower hanno lasciato la sua pagina Facebook.
“E’ evidente che la base è con Conte”, la riflessione che in molti condividono. Mentre la scissione appare ormai a un passo, tutti gli occhi sono puntati sull’ex presidente del Consiglio, che a ore, forse già prima dell’assemblea dei deputati fissata per questa sera alle 19, potrebbe tornare a far sentire la sua voce, spiegando cosa intenda fare del proprio futuro.
Molti parlamentari vorrebbero la prova di forza, ovvero che lo statuto di Conte – motivo di rottura con Grillo – venisse messo ai voti, lasciando che a decidere sul futuro del Movimento siano gli attivisti.
Mentre se l’ex premier dovesse decidere di fare un partito suo, a quel punto il M5s rischierebbe un vero e proprio salasso: c’è infatti chi parla di ben 150 eletti pronti a fare le valigie e lasciare il Movimento.
Numeri forse eccessivi, ma di fatto il malcontento è ingovernabile. E sorprende l’affondo di Crimi, ai più inimmaginabile.
Con un post su Facebook, il capo politico reggente del Movimento ha innanzitutto sostenuto che il voto sul comitato direttivo – chiesto dal garante – non può essere indetto su Rousseau, poi ha apertamente espresso la propria contrarietà alla scelta di Grillo, aggiungendo di essere in dubbio sulla propria permanenza nel M5s.
La sua presa di posizione, riportano fonti parlamentari, sarebbe stata preannunciata con un messaggio e una mail al garante del Movimento, che non l’avrebbe presa affatto bene.
In quel di Marina di Bibbona, c’è piena consapevolezza sul rischio ‘emorragia’ nei gruppi parlamentari legato a un’eventuale discesa in campo di Conte. Ma preoccupa ancor di più un’eventuale rivolta dei gruppi, con la richiesta che lo statuto dell’ex premier venga comunque messa ai voti. A quel punto sarebbe davvero difficile uscirne, per Grillo e per l’intero Movimento. (di Ileana Sciarra e Antonio Atte)

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