Rema contro il suo stesso governo come se fosse all’opposizione, e le forze di partito con cui condivide l’esecutivo sono costrette a riportarlo sulla stessa lunghezza d’onda.
Il leader della Lega vuole un ‘liberi tutti’, Letta le riforme: è questo in sostanza il tema del dibattito interno.
E’ scontro aperto nel governo dove Matteo Salvini intravede la fine dell’esecutivo, dopo la possibile elezione di Mario Draghi al Quirinale (a febbraio) e chiude alle riforme: “Non sarà questa maggioranza a farle”, dice.
Ma dal Pd arriva la replica netta di Enrico Letta: “Se Salvini la pensa così esca dall’esecutivo. Perché questo è il governo delle riforme”, dice il segretario dem.
Per il leader della Lega che in mattinata ha riunito ministri e amministratori, “ora la priorità è salute e lavoro”, mentre riforme come quella fiscale e la giustizia non ce la farebbero a ottenere i voti della larghissima ma eterogenea maggioranza che sostiene l’esecutivo.
Salvini si concentra sulle riaperture: “Più tardi sentirò il premier. Per dirgli che la Lega, da lunedì, vuole la caduta di restrizioni e orari. Ristoranti e bar al chiuso, piscine, parchi tematici, matrimoni. Con i protocolli di sicurezza”.
Un’impostazione che nella visione di Letta va ribaltata: “Lo dico con la massima chiarezza possibile: questo governo è qui per fare le riforme”, gli manda a dire dall’assemblea di Articolo 1.
E ancora: “Alle parole di Salvini reagisco in modo molto chiaro: se quella è l’intenzione con la quale Salvini sta al governo, per quanto ci riguarda credo che le strade debbano totalmente divergere perché noi abbiamo un approccio radicalmente diverso”.
A scanso di equivoci Letta ribadisce: “Se Salvini dice ‘io sto al governo per riaprire a approvare il Pnrr’, non ha chiarezza di quel che è necessario e cioè che si devono fare le riforme. La riforma della giustizia va fatta adesso ed anche la riforma fiscale va fatta ora, non si può eludere”.
Le differenze di approccio non sono minori sul tema Covid.
Letta apprezza “la determinazione calma” del ministro Roberto Speranza e ribadisce la linea del Pd: “Si riapre in sicurezza. Noi siamo stati quelli che hanno garantito che non ci fosse nessuna scelta sbracata. Fosse stato per altri, avremmo sbracato”.
Per il leghista, di converso, è Letta a incrinare la fiducia di cui gode l’esecutivo. “Ma davvero il segretario del Pd non capisce che con le sue quotidiane provocazioni non ferisce me ma finisce per indebolire il governo? Le distanze politiche le capisco ma sono umanamente dispiaciuto per non aver ricevuto da alcun esponente dem la solidarietà per le minacce di morte ricevute. Persino Virginia Raggi si e’ fatta viva…”, dice il leghista.
A dirimere la questione è chiamato il premier Mario Draghi.
Con una premessa: l’endorsement pesante di Salvini sul Quirinale:
“Se Draghi dovesse ritenere, la Lega lo sosterrà per il Quirinale con convinzione. Per noi, se lui fosse d’accordo, il prossimo capo dello Stato sarà Mario Draghi. Certo, il problema è per il Pd, che di candidati pullula…”, e’ infatti la posizione di Salvini, al Corsera.
Potrebbe essere però il premier a chiedere di non essere candidato al Colle. In questo caso la crisi della ‘grande maggioranza’ potrebbe essere inevitabile.
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