Pur tra mugugni e protagonismi per me la guida Draghi resta trasparente e rassicurante
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Pur tra mugugni e protagonismi per me la guida Draghi resta trasparente e rassicurante

Politologi e commentatori continueranno forse a insistere su Draghi “tecnico e non politico”. Con qualche ragione forse dato che Mario Draghi non proviene da alcuna scuderia di partito

Mario Draghi
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Nuccio Fava Modifica articolo

16 Aprile 2021 - 20.08


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Politologi e commentatori continueranno forse a insistere su Draghi “tecnico e non politico”. Con qualche ragione forse dato che Mario Draghi non proviene da alcuna scuderia di partito, da alcuna combinazione correntizia e forse, però questa insistenza definitoria, finisce per schematizzare categorie e criteri non privi di ambiguità e rischi. Anche perché è fortemente politica la soluzione inventata con saggezza dal presidente Mattarella e senza dubbio con generosità accolta da Draghi in un momento terribilmente complicato per la pandemia soprattutto ma anche per una sostanziale incomprensione e incomunicabilità tra le forze politiche, nessuna esclusa.

Con la complicazione ulteriore dell’esaurirsi della funzione pur rilevante che aveva svolto il governo Conte. Ormai però incapace a favorire un indispensabile dialogo, specie in prospettiva sui principali problemi del paese. Né a discutibile modalità con cui si è mosso Matteo Renzi sono sufficienti a spiegare in profondità la totale inadeguatezza ormai del cosiddetto Conte due.

Basta del resto considerare la fatica e l’inconcludenza con cui lo stesso Conte non è ancora riuscito a dare sbocco adeguato alla grave crisi dei Cinque Stelle invece mostrando un insuperabile squallore di tutte le manovre e manovrine per rimettere in piedi una qualche maggioranza intorno a un impossibile Conte ter. Ecco perché a nostro avviso la distinzione forzata tra un presidente del Consiglio tecnico e uno politico, non regge e non chiarisce sufficientemente, il problema.

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Lo stesso Conte infondo, anche per la sua precedente attività di docente universitario imbarcato all’improvviso nell’agone politico, è incasellabile come espressione non della politica in senso stretto, ma ancora più espressione estranea ad essa e tirato in ballo dai Cinque Stelle per poter dar vita prima al governo con la Lega e poi con il Pd. Si tratta a mio avviso di categorie di comodo, e in qualche misura indispensabili ,per raccontare le vicende della politica ma che di per sè non contribuiscono ad affrontare la crisi di fondo del nostro sistema politico che per altro dura da parecchio tempo. Ne’offre prospettive chiare e rassicuranti per il futuro dell’Italia, la scadenza prossima dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica e le possibili conseguenze dell’importante voto amministrativo del prossimo autunno.

A seguire la conferenza stampa di Draghi, affiancato significativamente dal Ministro della Salute Speranza, si poteva assistere invece alla formulazione pacata, trasparente e franca, di un progetto politico che offre la possibilità di rinfrancare tutta la società italiana, a cominciare dalle posizioni dei più deboli sul piano economico e delle complessive condizioni di vita. Da qui l’indicazione di graduali aperture a cominciare da tutta la scuola collegata all’ulteriore sviluppo della diffusione delle vaccinazioni e alle progressive aperture di tutti i settori fin’ora più penalizzati, ma sempre avendo bene presente la sicurezza e un omogeneo criterio di priorità analogo per tutto il territorio nazionale. Ovviamente parte non secondaria è legata alla ripresa al mondo del lavoro, delle attività economiche superando tentazioni assistenzialistiche e impostare invece, come si è deciso con lo stanziamento aggiuntivo di quaranta miliardi che devono già far parte della strategia di ripresa tenendo conto anche del grave onere del debito pubblico. Molti i punti affrontati, in una conferenza stampa durata complessivamente un ‘ora, durante la quale i diversi giornalisti hanno posto domande e richieste di chiarimenti senza naturalmente alcun timore reverenziale e a cui ben volentieri Draghi ha risposto puntualmente, in alcuni casi chiedendo al giornalista di chiarire il senso delle domande e di non accedere nel numero delle stesse. Insomma un bell’esempio è apparso non solo sul terreno del confronto e dell’indispensabile rapporto chiarificatore con il Paese ma indicatore e conferma che -pur tra molte difficoltà- siamo in buone mani e realmente non troppo distanti dalle risposte di cui ha bisogno io paese. 

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