L’alleanza giallorossa ha rischiato di saltare in aria con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi.
Dal lato del Pd, le polemiche indirizzate alla segreteria e al gruppo dirigente, accusato di essere subalterno al M5s, ha causato le dimissioni del segretario Zingaretti.
Dal lato del Movimento 5 Stelle, il problema della leadership è stato risolto in men che non si dica con la proclamazione a leader di Giuseppe Conte, il quale però, secondo i sondaggi, avrebbe tolto almeno 4 punti di elettorato proprio all’alleato del Pd, creandogli ulteriori difficoltà interne.
Ora però l’elezione di Enrico Letta alla segreteria del Partito Democratico sembra aver interrotto l’emorragia di consensi che i democratici stavano subendo.
Le prime avvisaglie di questa inversione di tendenza si erano cominciate a intravedere già la scorsa settimana e la Supermedia dei sondaggi di oggi ci conferma che il cambio di passo c’è effettivamente stato.
Sebbene non abbia ancora recuperato i livelli di consenso di un mese fa – a Governo Draghi appena insediato – il Pd riguadagna quasi mezzo punto, salendo al 18% e tenendo a distanza Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle, che nelle ultime settimane si erano pericolosamente avvicinati (e secondo alcuni sondaggi avevano già compiuto il sorpasso).
Al primo posto, con 5 punti di vantaggio sui democratici, c’è sempre la Lega, che però anche settimana perde leggermente terreno: il 23% tondo di cui è accreditato oggi il partito di Matteo Salvini replica il dato del 18 febbraio scorso, ed è il peggiore per la Lega dal lontano maggio 2018.
Al terzo posto c’è una lotta serrata tra Fdi e M5s, appaiati al 16,9%.
I pentastellati, nonostante le defezioni e le espulsioni seguite alla spaccatura sulla nascita del Governo Draghi, continuano a beneficiare dell’effetto Conte, ossia della disponibilità dichiarata dell’ex premier a mettersi alla guida del Movimento – che era di fatto orfano di un leader a pieno titolo sin dalle dimissioni di Luigi Di Maio, avvenute più di un anno fa.
Alle spalle dei “big four” ci sono diversi movimenti.
Al centro, Forza Italia e Azione sembrano perdere un po’ di appeal (-0,4% per entrambi) dopo l’elezione di Letta, figura forse percepita come meno distante rispetto a Zingaretti.
Un discorso che sembra non valere per Italia Viva, che dopo alcune settimane di difficoltà ritorna sopra la soglia del 3% facendo segnare un +0,7 rispetto a 14 giorni fa.
Le difficoltà riguardano di sicuro Più Europa, che scende sotto il 2% dopo le forti polemiche scoppiate di recente che hanno portato alle dimissioni del segretario Benedetto Della Vedova.
Ma l’elezione di Enrico Letta sembra aver anche riattizzato un po’ della “classica” contrapposizione tra destra e sinistra.
Questo è apparso evidente quando tutto il centrodestra (sia pure con toni diversi tra Salvini e Forza Italia) ha stigmatizzato l’auspicio del neo-segretario PD di una legge sullo ius soli.
Un tema citato solo di passaggio, e nemmeno dipinto come urgente, ma su cui l’opinione pubblica è comunque molto divisa, prova ne sia che, come rilevato da Euromedia, solo il 34% degli italiani si dichiara favorevole a questa misura, contro un 46% di contrari.
Il Governo – e il Presidente del Consiglio in particolare – sembra però restare indifferente a tutte queste vicende.
L’agenda dell’esecutivo sembra essere al momento monopolizzata dalla questione legata alla campagna vaccinale.
Un tema su cui – come avevamo ipotizzato alcune settimane orsono – il Governo Draghi si gioca molto della sua credibilità, e in un certo senso anche della sua legittimità politica.
Secondo le recenti (Ipsos, Emg) gli italiani non sembrano premiare gli sforzi dell’esecutivo e del generale Figliuolo in tema di vaccinazioni contro il Covid-19.
Il premier è arrivato ad accusare esplicitamente in Parlamento alcune Regioni per i numeri non entusiasmanti sugli italiani vaccinati, in particolare quelli più anziani e fragili.
Su questo punto, Draghi può godere di un forte sostegno da parte dei cittadini: intervistato da Emg, il 74% degli italiani è d’accordo con l’idea che il Governo debba “commissariare la gestione vaccinale delle Regioni inefficienti”.
Ma il credito (molto ampio) presso l’opinione pubblica su cui Draghi può contare non è inscalfibile o illimitato: lo dimostrano le primissime avvisaglie di un certo “raffreddamento” dei giudizi degli italiani, nei suoi confronti ma – soprattutto – nei confronti del suo Governo. Draghi resta il leader politico più apprezzato, ma in alcune rilevazioni (Emg, Tecnè) ha perso qualche punto nelle ultime settimane.
Dopo le incertezze su AstraZeneca, a Draghi serve uno scatto per recuperare consenso e autorevolezza, anche e soprattutto per evitare che dei segnali di cedimento possano dar vita a spinte centrifughe e far deflagrare le tensioni nella sua – vasta – maggioranza parlamentare.
Argomenti: enrico letta giuseppe conte