Fornaro: “Del discorso di Letta boccio solo l’idea di rimettere sullo stesso piano Calenda a Renzi e Speranza”

L'intervista di Antonello Sette al Capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera: "Mi è piaciuto il richiamo a una certa idea della politica, il respiro europeo, la centralità dei temi delle donne, dei giovani e della disuguaglianza"

Federico Fornaro
Federico Fornaro
Preroll AMP

globalist Modifica articolo

15 Marzo 2021 - 16.40


ATF AMP

di Antonello Sette 

Top Right AMP

Fornaro, ora alla guida del Pd c’è un uomo politico proveniente dalla Margherita. Il variegato mondo della sinistra si sposta a destra?
Non credo sia questa la lettura corretta – osserva il capogruppo Leu alla Camera rispondendo all’Agenzia SprayNews – Il Pd dal 2006/2007 avrebbe dovuto essere una sintesi che superava questi schemi. Ovviamente Enrico Letta non è Nicola Zingaretti, ma non vedo uno spostamento a destra. 
Che cosa le è piaciuto e che cosa non le è piaciuto del discorso del neo segretario Letta?
Mi è piaciuto il richiamo a una certa idea della politica, il respiro europeo, la centralità dei temi delle donne, dei giovani e della disuguaglianza. Non mi è piaciuto la parte finale, quella in cui mette un po’ tutti sullo stesso piano. C’è chi in questi anni ha lavorato, anche insieme al Pd, per la costruzione dell’alleanza con i Cinquestelle a sostegno del Governo e chi, invece, ha perseguito un obiettivo esattamente opposto. Quello di destrutturare quella alleanza e di far cadere quel Governo. In fondo, quando Letta dice che sentirà tutti, da Speranza a Calenda e Renzi, sembra rimettere tutti sulla stessa linea di partenza. Questo è, quantomeno, un punto da chiarire.
Quindi, se ho capito bene, l’alleanza Pd-Cinquestelle-Leu è meno forte di quanto lo fosse con Zingaretti al posto di Letta? Si riparte da zero o da tre, non lo so, ma si riparte da un passo indietro?
Non ho avuto l’impressione che si riparta da zero. Evidentemente, in un discorso rivolto al suo partito, il nuovo segretario non poteva trascurare l’ambizione del Pd a diventare la guida della coalizione. Se tutto questo sfocerà in una sana competizione fra Pd e M5S per la leadership del fronte progressista, non va letto necessariamente in termini negativi. Certo, è anche una sfida ai Cinquestelle e al leader Giuseppe Conte.
Fra le cose, che dovrebbero essere piaciute del discorso di Letta, ha dimenticato l’invocazione dello ius soli…
Lo ius soli mi sembra una battaglia giusta e caratterizzante di un’Europa e di un’Italia che mettono il tema dei diritti dalla parte alta dell’agenda politica.
Le piace il Governo Draghi?
Il punto non è se mi piace o no. Questo Governo era l’unico possibile, dopo l’appello del Presidente Mattarella e la designazione di Draghi. Più che piacere a noi, deve piacere al Paese e dare le risposte che il Paese si attende.  In temine di protezione sanitaria ed economica. E in termini di capacità di affrontare le grandi rivoluzioni del decennio in corso: quella ambientale e quella digitale. 
A oggi, 15 marzo 2021, l’attesissimo cambio di passo ancora non si è visto…
Questa storia del cambio di passo non esisteva neppure prima ed è stata costruita ad arte. Quando si parla della salute dei cittadini, non ci può essere all’ordine del giorno un cambio di passo. Quando gli scienziati dicono che per tutelare la salute degli italiani occorre adottare provvedimenti restrittivi, non c’è differenza fra quando c’era il Governo Conte ed ora con il Governo Draghi. Mi pare che proprio sulla questione sanitaria siano maggiori i segni di continuità con il Governo precedente. La salute sia con Conte sia con Draghi viene prima di tutto.
Lei ha detto che non è questo il tempo della propaganda. Constato, però, che una delle tre componenti di Leu ha deciso di non appoggiare il nuovo Governo…
Credo che la propaganda con la scelta di Sinistra Italiana non abbia nulla a che vedere. E’ una valutazione che va rispettata, anche se è differente dalla nostra. Dico nostra perché undici deputati di Leu su dodici hanno votato la fiducia al Governo Draghi.
Fornaro, mi perdoni il riferimento personale. Ho una zia di 91 anni. Vive a Tradate, in provincia di Varese, non nel Burundi. Non sa ancora quando potrà vaccinarsi. Sa solo che, quando arriverà il suo turno, dovrà sobbarcarsi un viaggio di oltre 50 chilometri. Io vivo a Roma e ho venti anni di meno. So già che mi vaccinerò il 9 aprile in un ospedale distante cinque chilometri dalla mia abitazione. Aggiungo che la Lombardia ha meno della metà dei centri vaccinali, che le sarebbero necessari, mentre, ad esempio, la Puglia ne ha il doppio. Non le sembrano differenze inaccettabili?
Io credo che il Covid 19 e anche il piano vaccini abbiano messo a nudo tutta la debolezza del sistema sanitario lombardo. Di un modello che ha delegato una parte significativa dell’assistenza ai privati, indebolendo irrimediabilmente la medicina territoriale e la prevenzione. Da questo punto di vista, l’emergenza sanitaria, legata al Covid 19, ha dimostrato che l’Italia non può continuare a permettersi il lusso di venti sistemi sanitari regionali. La soluzione auspicabile è un sistema sanitario nazionale con naturalmente tutte le declinazioni necessarie sui territori. E, da questo stesso punto di vista è inaccettabile anche la propaganda che, in particolare la Lega, ma anche forza Italia, hanno fatto in questi anni del modello lombardo. Un modello che ha mostrato tutte le sue lacune e tutte le sue debolezze.  
Lei è un convinto sostenitore della necessità di una costituente della Sinistra. Al momento non le sembra sia, più che un progetto, un sogno a occhi aperti?
Non sono un sognatore. Credo fermamente che occorra lavorare in questa direzione e l’elezione di Enrico Letta alla Segreteria, al posto di Zingaretti, può rimettere in discussione il ruolo del Pd. In questo senso, le agorà democratiche, annunciate dal nuovo Segretario per l’autunno, potrebbero trasformarsi in una costituente delle idee, per una sinistra capace di andare oltre una somma di sigle e di costruire un progetto unitario di società, alternativo a quello della Destra.

FloorAD AMP
Exit mobile version