di Antonello Sette
Ferrero, da Salvini a Speranza tutti insieme appassionatamente, con l’unico timido distinguo di Giorgia Meloni, fulminati da Mario Draghi sulla via che porta a Palazzo Chigi…
Questa, in realtà, è la vera politica – dice l’ex segretario di Rifondazione Comunista rispondendo all’Agenzia SprayNews -. Draghi è il capo di tutti i liberisti. Il centrodestra e il centrosinistra sono anch’essi liberisti.
Tutti uguali, mi sembra eccessivo…
No, non è eccessivo. Sulle questioni economiche e sociali conservano varianti piccolissime, ma sono, comunque, una sinistra liberale e una destra liberale. Non ci sono vere differenze di impostazione. E’ la storia che dovrebbe aprirci gli occhi. La Lega Nord ha votato il Trattato di Maastricht, il Trattato di Lisbona, l’introduzione del pareggio annuale di bilancio in Costituzione. E, detto per inciso, se il pareggio di bilancio fosse stato applicato dal primo dopoguerra, non ci sarebbero mai stati né la ricostruzione né il miracolo economico. Dal canto suo, Giorgia Meloni ha votato il Trattato di Lisbona, la legge Fornero e il pareggio di bilancio in Costituzione. Come è già avvenuto con il Governo Monti, viene fuori la vera “roba”. Centrodestra e centrosinistra hanno delle differenze, ma è del tutto evidente che sulle questioni fondamentali della politica la pensano allo stesso modo e, quindi, tutti di corsa da Draghi.
Che cosa, quindi, ci dovremmo attendere?
Un Governo che proverà a mettere al centro dell’azione politica in modo organico la volontà dei poteri forti, non solo nel nostro Paese, ma anche su scala europea. Un tempo si sarebbe detto “è il governo della borghesia”. Ora sembra che le classi sociali non ci siano più, ma questo è veramente un governo della borghesia. Il suo collante è la spartizione dei duecentonove miliardi del Recovery Fund. Per questo ci sono tutti saltati sopra, perché tutti vogliono partecipare alla spartizione della torta.
Lei è stato l’unico ministro della solidarietà sociale in tutta la storia della Repubblica. Teme che la solidarietà sociale corra dei rischi?
Per ora Draghi non ha detto nulla. I nodi li conosciamo. In primo luogo, il mantenimento del blocco dei licenziamenti e degli sfratti. In secondo luogo, il potenziamento della sanità pubblica, dell’istruzione pubblica, dell’assistenza, della riconversione ambientale. E’ tutto quello che serve per risolvere i problemi gravissimi, che si sono accumulati e occorre un intervento pubblico straordinario. Vedremo, ma io ho l’impressione che Draghi farà più gli interessi delle banche che quelli del popolo italiano.
Da dove nascono questi suoi timori?
Una cosa di Draghi la conosciamo bene. Il Governo di Mario Monti nacque in virtù di una lettera scritta da Draghi e Jean Claude Trichet, ovvero dal Governatore entrante e da quello uscente della Banca Centrale Europea, e indirizzata a Silvio Berlusconi, in cui gli chiedevano il “massacro sociale”. Berlusconi, come sappiamo, si dimise. Al suo posto arrivò Monti che diede seguito alle richieste contenute in quella lettera. Draghi è quello che ha chiesto di demolire la sanità pubblica con la chiusura degli ospedali “inutili”. Quello che sosteneva che il modello sociale europeo non aveva più senso e non si poteva più reggere.
Che cosa l’ha più fatta arrabbiare durante la lunga querelle che va dalle rimostranze di Matteo Renzi all’incarico conferito a Draghi?
Tutti parlano in nome del popolo italiano e, invece, è del tutto palese che il problema sia come le classi dominanti italiane d centrodestra e di centrosinistra si spartiranno i duecentonove miliardi del Recovery Fund. E’ veramente una presa in giro del popolo italiano. Assoluta e clamorosa.
Lei sembra rassegnato…
Rassegnato mai. Come Rifondazione Comunista abbiamo indetto per sabato prossimo un “No Draghi Day”, con manifestazioni in tutti i capoluoghi di regione. Lavoriamo per costruire un fronte unito dell’opposizione di sinistra. Dall’opposizione a Draghi vogliamo che nasca la sinistra alternativa ai liberisti al potere.