Ecco cosa potrebbe decidere il Capo dello Stato dopo le consultazioni
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Ecco cosa potrebbe decidere il Capo dello Stato dopo le consultazioni

Gli scenari che si aprono secondo i costituzionalisti Guzzetta e Olivetti

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29 Gennaio 2021 - 08.40


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Alcuni costituzionalisti interpellati da Giovanni Innamorati dell’Ansa hanno evidenziato due scenari: “se le scelte possono essere molteplici, visto che l’Italia ha il record mondiale delle crisi”, come osserva Giovanni Guzzetta, è anche vero che i poteri del Presidente della Repubblica “non sono illimitati, ma anzi perimetrati dalla Costituzione”, come sottolinea Marco Olivetti.

“Il punto di partenza – ricorda il prof Marco Olivetti – è che bisogna collegare il potere del Presidente della Repubblica con il voto di fiducia che le Camere devono dare al governo.

Il Presidente deve perseguire l’obiettivo di far nascere un governo che abbia la fiducia. Poi esistono altri fattori, come il sistema politico o il sistema elettorale, dato che il margine di intervento del Presidente varia tra un assetto proporzionale rispetto a quello maggioritario”.

La prassi costituzionale per la nascita del governo richiede quattro passi: consultazioni, incarico, nomina e giuramento. “Il presidente – spiega Olivetti – può evitare di ripetere tutti i passi precedenti se il cammino si interrompe ad uno di essi. Ad esempio nel 1979, dopo che Andreotti rinunciò all’incarico datogli, Pertini lo diede a La Malfa senza ripetere le consultazioni”.

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Molto dipenderà da quello che diranno i partiti tra oggi e domani, specie Iv. “Il primo scenario – dice Guzzetta – è che già al primo giro si identifichi una maggioranza attorno a un nome al quel dare l’incarico. Sembra tuttavia poco probabile, a giudicare dalle dichiarazioni dei leader di partito. Qualora al primo giro non emerga alcuna indicazione utile, potrebbe esserci da parte del presidente Mattarella un secondo giro di consultazioni graduate a seconda di quanto emerso nel primo”. Ma potrebbero esserci decisioni anche al termine del primo giro: “sembra plausibile – commenta Olivetti – un incarico a Conte” già dopo il primo giro. Qui ci possono essere due tipi di mandato: un pre-incarico ed un incarico pieno. “Il pre-incarico – spiega Olivetti – non è una diminutio, può essere un modo per esporre la persona di meno. In fondo il governo Conte bis aveva la fiducia: in assenza di una assenza di veto da parte di Iv, ci potrebbero essere le condizioni per riproporre la situazione ante-dimissioni”. Per Stefano Ceccanti, “se Renzi non pone veti sul nome di Conte, Mattarella potrebbe dare un incarico a Conte”: pieno o un pre-incarico? “Un incarico senza aggettivi – risponde Ceccanti -. Il Quirinale non ci tiene a etichettarlo.

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Un incarico a formare un nuovo governo è un incarico, poi starebbe a Conte condurlo in porto”. Qualcosa di simile, dicono sia Guzzetta che Olivetti, a quello di Bersani nel 2013, che però fallì. E in caso di ulteriore nulla di fatto, c’è la possibilità di un incarico esplorativo ad uno dei due presidenti delle Camere, come avvenne nel 2018 per Casellati e Fico, “con lo scopo di fornire informazioni utili al Presidente”, ricorda Olivetti.

Ma potrebbe anche esserci “un ruolo pro-attivo da parte del Presidente Mattarella”, analogo, ricorda Olivetti, “a quello di Scalfaro con i governi Amato e Ciampi, e di Napolitano con il governo Monti”. Secondo Guzzetta poi, “la soluzione più corretta dal punto di vista politico-istituzionale, sarebbe un governo di larghe intese o istituzionale. Il Recovery, infatti, vincolerà le finanze pubbliche delle prossime legislature e sarebbe corretto che tali scelte fossero condivise dal più largo arco di forze”. Ma, sottolinea Guzzetta, “occorrerebbe un passo anche da parte delle opposizioni che dovrebbero assumersi le loro responsabilità”.

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