Cirino Pomicino: “I populisti italiani staranno più attenti con le parole, altrimenti, bisognerà curarli”

L'ex leader democristiano: "La confusione è generale. Una confusione economica, una confusione politica, una confusione sanitaria. Una confusione, su cui ci sguazza anche l’informazione"

Paolo Cirino Pomicino
Paolo Cirino Pomicino
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8 Gennaio 2021 - 14.57


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di Antonello Sette

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Cirino Pomicino, l’Italia è o’ teatrino, come dicono a Napoli? 

La confusione è generale – spiega l’ex leader democristiano rispondendo all’Agenzia SprayNews -. Una confusione economica, una confusione politica, una confusione sanitaria. Una confusione, su cui ci sguazza anche l’informazione, che ogni giorno apre con una notizia tacciata, come importante, qualche volta vera, qualche volta un po’ meno.

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Il teatrino della politica mette in scena due duellanti ufficiali, Giuseppe Conte e Matteo Renzi, e una maggioranza e un’opposizione, che si punzecchiano, come Guelfi e Ghibellini, come se l’Italia non rischiasse di precipitare nel baratro della recessione economica, quando, dopo quelli del Covid, si conteranno altri morti e altri feriti…

Il dibattito politico non affronta i problemi veri che abbiamo di fronte. Mi colpisce che, nell’ambito della discussione sul Recovery Fund, lo scontro fra il ministro dell’Economia Gualtieri e Renzi non affronti un tema importante, quale è quello del reperimento di risorse nazionali, per evitare un indebitamento lunare, che rischia di portare l’Italia, fra due o tre anni, al default. Governo e Parlamento, perché anche il Parlamento è assente, non hanno trovato né il tempo, né la forza, di reperire in un Paese ricco, come il nostro, risorse aggiuntive, che possano finanziare la crescita, senza ulteriori indebitamenti.

Passiamo ai personaggi e interpreti. Renzi, secondo lei, fa sul serio o si agita, ad intermittenza, come per ribadire il suo “Ergo sum”?

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Renzi dice delle cose credibili, giuste, rispetto alle quali andrebbe fatta una riflessione seria. Non gli si dovrebbe rispondere, come fa il Presidente del Consiglio, “ci vediamo in Parlamento”. Sembra una serata in discoteca, con il classico e sinistro “ci vediamo fuori”. Il Governo dovrebbe affrontare con la serenità e la serietà, impostegli dal ruolo, i problemi posti da uno dei partner della sua maggioranza. Aggiungo che Renzi dà voce anche a parte del Pd. Che, a tutt’oggi, è ancora silente.

Avanti un altro. Gli italiani stanno lentamente scaricando il leader maximo, il capitano della brigata “Prima gli italiani”? 

La vicenda americana ha dimostrato, per tabulas, come il populismo finisce, inevitabilmente, o in autoritarismo, o in comica finale. Credo che il populismo nostrano, ma anche, più in generale, quello europeo, si guarderanno in futuro dall’usare certe parole, perché il linguaggio prepara i disastri, perché le parole, come diceva una vecchia canzone, sono pietre. Pietre, che lasciano spesso il segno. Donald Trump lo ha dimostrato, ancora una volta.

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Secondo lei i populisti riusciranno davvero, d’ora in poi, a contenere le parole?

Dovrebbero stare molto più attenti…Poi sa, come si dice fra noi cattolici, quando nostro Signore vuol far perdere di vista una persona, la fa impazzire. L’impazzimento va controllato. La legge Basaglia ci dà gli strumenti per poterlo fare.

E, restando alle citazioni bibliche, beati gli ultimi. Silvio Berlusconi si è detto favorevole al finanziamento del Mes, ma contrario alla sua riforma. Lei ha capito la sottile differenza?

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Probabilmente conosce cose, che peraltro nessuno altro conosce. Forse, vuol farci capire che vanno bene oggi i quattrini del Mes per provare a risolvere i problemi della sanità pubblica, ma si preoccupa, al contempo, che la riforma del Mes possa introdurre condizionalità future, al momento non affrontabili fino in fondo. Presumo che sia così. D’altronde, le dichiarazione dei vari leader e dei vari partiti, che mamma Rai ci propina, in continuazione, alla fine di ogni Tg, alimentano quella confusione generale, da cui eravamo partiti. 

Mi accorgo ora che abbiamo ingiustamente escluso da o’ teatrino i virologi, nonostante in tv facciano spesso spettacolo, come star…

E’ l’immagine colta della decadenza della politica. 

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Che cosa la manda più in bestia di questa terza Repubblica?

La decadenza del Parlamento della Repubblica, legato all’attacco furibondo che da ogni parte gli è stato portato, come a un coacervo di privilegiati e di non lavoratori. Faccio mie le parole del Presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden: “La Camera dei deputati non è la camera di lor signori, è la Camera dei rappresentanti del popolo”. E, se non c’è rispetto per il Parlamento, anche nelle parole, non si ha rispetto per nessuno. Penso al linguaggio utilizzato dai Cinquestelle contro il Parlamento, che doveva essere aperto come una scatola di tonno. Grazie a Dio, non siamo alle rivoluzioni cruente, ma procurano danni gravi anche le parole. 

La lesa maestà del Parlamento è una colpa, da imputare solo ai Cinquestelle?

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No, sono quasi tutti complici. Sia quelli che lo attaccano in maniera smodata, come i Cinquestelle, sia quelli che, con il loro silenzio, permettono ai Cinquestelle di insultare il Parlamento della Repubblica italiana.

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