Maraventano non si ferma dopo gli elogi alla mafia: "Non mi faccio pisciare addosso dai tunisini".
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Maraventano non si ferma dopo gli elogi alla mafia: "Non mi faccio pisciare addosso dai tunisini".

L'ex senatrice leghista, già vicesindaca di Lampedusa. "Non capisco le polemiche, come se non ci fossero altri problemi".

I leghisti in Sicilia
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4 Ottobre 2020 - 18.00


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Una mezza marcia indietro ma quello che ha detto è chiaro: “La nostra mafia l’abbiamo eliminata definitivamente, non esiste più nel nostro paese, in Sicilia, e questo è stato possibile grazie al centrodestra, grazie a ministri come Maroni, il problema è ora che in questo vuoto, si sono inserite le mafie degli altri, a cominciare dai tunisini”.
Ribadisce così i concetti espressi dal palco leghista di Catania ieri mattina, Angela Maraventano, ex senatrice leghista, già vicesindaca di Lampedusa. “Non capisco le polemiche, come se non ci fossero altri problemi”.
“Io – scandisce i volevo solo dire che la vecchia mafia, quella locale, non esiste più, questo era il senso, ci sono le altre invece che lavorano indisturbate”, spiega ancora.
Ma le sue parole alla kermesse pro Salvini (“La nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima. Dove sono? Non esiste più”), hanno scatenato tante reazioni. Oggi replicano Piero Grasso e Maria Falcone, giudicando quelle frasi inaccettabili. C’è chi chiede di intervenire a Salvini.
La pasionaria leghista però non ci sta a finire nel mirino di chi non ha gradito la sua uscita: “Volevo – sottolinea – dire solo che ora c’è la mafia dei nord africani, e io non mi faccio mettere i piedi in faccia da chi traffica carne umana, non mi faccio pisciare addosso, mi scusi il linguaggio, dai tunisini”.
“Ma chi non vive a Lampedusa – spiega ancora – non può capire, mentre parlo con lei c’è una motovedetta che sta andando a prendere i tunisini appena arrivati, anche oggi”. “Il governo non fa nulla, i porti sono aperti, noi siamo in pericolo”.

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Anzi, l’ex esponente della Lega nord, che gestisce ora un ristorante a Lampedusa, si sente lei stessa in pericolo: “Sui social – lamenta – su Facebook, mi minacciano, ci sono tante cose brutte contro, sarò costretta a chiudere tutto, ma li denuncio tutti quelli che dicono che devo morire”.
“Per vecchia mafia, dice poi tornando al punto, intendevo la difesa del proprio territorio, nel senso del coraggio che potevano avere i nostri. Non mi riferivo alla mafia brutta, quella che ha ucciso i nostri uomini valorosi”, spiega ancora.
“Non ci siamo sentiti con Salvini, mi dispiace per tutto questo clamore, io ero pure in commissione antimafia, ho sempre lottato contro i delinquenti, si è scatenata la fine del mondo, hanno voluto strumentalizzare”, perché si deve sapere che “io non voglio la mafia, soprattutto non voglio questo tipo di mafia, quella dei nigeriani e dei libici”.
“Volevo dire – conclude su quanto detto ieri – che ormai qui non c’è più nessuno che difende nessuno”. “Maria Falcone, si è lamentata delle mie parole, dicendo che non esiste una mafia buona? Non mi sento responsabile, se qualcuno ha interpretato male mi spiace, ma in questo caso certo che mi devo scusare, perché io ho sofferto come hanno sofferto loro”.
Replica duro invece a due ministri: “Mi fa male che questi di sinistra, come la Bellanova si permettono di menzionarmi nei social, lei e la Lamorgese però non mi rispondevano quando la chiamavo alle due di notte, per sapere chi erano quelli che sbarcavano nella mia isola. Noi siamo invasi e loro non fanno nulla, questo è il problema”.
Il pensiero finisce di nuovo a Salvini: “Con lui dopo tutto questo casino non ci siamo sentiti, lui vuole difendere i confini e anch’io voglio difendere la mia patria”, dice ancora Maraventano.

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