E adesso al lavoro sul territorio ma per dare risposte alla gente: “Un sondaggio di Nando Pagnoncelli ci avverte che il centrodestra, sia con legge elettorale attuale che con il proporzionale, è comunque avanti, anche se ha bisogno di Forza Italia. Questo per dire che la vittoria alle elezioni regionali deve essere ben considerata, evitando facili entusiasmi. Il successo ottenuto in Toscana conferma che il Pd cresce solo se definisce a sinistra la sua identità, se rivendica un profilo politico e culturale meno indistinto e se dimostra di saper ben governare. La svolta nella campagna elettorale è infatti cominciata quando con nettezza, anche grazie all’intervento di Zingaretti, si è parlato di antifascismo e di solidarietà, di modello toscano da difendere e rilanciare”.
Lo afferma l’ex presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, in un post sul suo profilo Facebook.
“I voti a noi, allo schieramento e al presidente Giani sono arrivati dalla sinistra estrema, che è stata fortemente ridimensionata, dal bacino dell’astensione e da tanti compagni che altre volte avevano votato il M5stelle. Dunque è un voto di sinistra quello che ci ha fatto vincere e a noi spetta di non deluderlo”, sostiene Rossi.
“Il presidente Giani ha cominciato bene, rivendicando la propria autonomia e appartenenza alla cultura del ‘socialismo liberale’ di Carlo Rosselli e mostrando attenzione verso una lista elettorale della sinistra civica a cui ha annunciato di voler dare un assessore – continua Rossi – Ora il problema é del partito democratico: come raccogliere la spinta alla partecipazione che viene dal voto, aprire le sezioni ai nuovi elettori per farli veramente contare nelle scelte, insediarsi con forza nel territorio, nei luoghi di lavoro e nei quartieri”.
“Io penso che dobbiamo essere noi a fare prima e meglio quello che Salvini ha detto di voler fare per la Lega: ‘stiamo organizzando come un partito vecchia maniera’ – sostiene sempre Rossi – Noi, che dovremmo essere anche gli eredi del Pci, non dovremmo avere difficoltà a riformare un partito che rischia di essere ancora impostato sull’idea del capo ma diviso in troppe correnti, ricco di tanti notabili e potentati locali ma povero di tessere e sezioni veramente aperte e luoghi di discussione e partecipazione politica. Un partito ‘vecchia maniera’ non significa certo rinunciare ai nuovi strumenti e alle nuove forme di coinvolgimento degli iscritti e dei cittadini, né alla rapidità che oggi necessariamente si impone per fare politica con efficacia”.
“C’è bisogno di una rigenerazione del Pd, come partito della sinistra italiana, riformista per il cambiamento della società, di un partito con una nuova organizzazione. Un partito nuovo”, conclude Rossi.