“Berlusconi ha finanziato Cosa Nostra! Ripeto: ‘Berlusconi ha finanziato Cosa Nostra’. In un Paese normale basterebbe questo per mandare, definitivamente, in naftalina un ex-Presidente del Consiglio”. Lo scrive Alessandro Di Battista su Facebook a proposito delle ultime vicende su Silvio Berlusconi.
“Ma siamo in Italia e una sfilza di trombettieri del ‘regime berlusconiano che fu’, evidentemente nostalgici di quella stagione politica all’insegna del fondotinta e dell’immoralità – scrive Di Battista – vorrebbe ricostruire la verginità del loro padrone. ‘La storia è la memoria di un popolo, e senza una memoria, l’uomo è ridotto al rango di animale inferiore’ disse Malcolm X. Ebbene rinfrescarla è un dovere per contrastare chi la Storia vorrebbe ribaltarla”.
“Mi ero ripromesso – sottolinea il pentastellato – di non scrivere più nulla su Berlusconi ma credo sia un dovere morale respingere questo pericoloso tentativo di capovolgimento della realtà. Mi riprometto anche adesso di non tornare più su B. ma so che mi sentirò in dovere di farlo ogni qual volta ci sarà qualcuno che proverà a riscrivere la storia spruzzando un po’ di essenza di fake news sul letame dell’immoralità. La più ipocrita – attacca Di Battista – è la Meloni che fa finta di prendere a modello Borsellino ma contemporaneamente definisce Berlusconi – ovvero colui che diede centinaia di milioni di lire all’organizzazione che fece saltare in aria proprio Borsellino – un perseguitato dalla giustizia”.
“Oggi Libero e Il Giornale titolano: ‘La giustizia si vergogni. Condannò Silvio senza motivo’ e ‘Le carte del golpe ed il silenzio dei complici’. L’offensiva è partita perché è spuntato fuori un audio di una conversazione tra B. ed Amedeo Franco, uno dei 5 giudici di Cassazione che nel 2013 lo condannò definitivamente per frode fiscale. Franco (registrato di nascosto) andò da B. e gli disse che non era d’accordo con quella condanna etc, etc. Il perché di questo inchino fatto con il capo cosparso di cenere non lo sapremo mai perché Amedeo Franco nel frattempo è deceduto. Ma sappiamo altro”.
“Sappiamo che quest’audio (e non è un caso) – ricostruisce Di Battista – è uscito a giudice morto perché se fosse uscito quando Franco era ancora in vita gli sarebbero piombati addosso processi per violazione di segreto d’ufficio e cause per diffamazione da parte degli altri giudici che avevano condannato B. Sappiamo che Amedeo Franco non solo non si oppose alla sentenza di condanna ma che nei mesi successivi partecipò alla scrittura delle 208 pagine di motivazione firmandole tutte quante. Sappiamo che B. venne condannato (I grado, Appello e Cassazione) in totale da 12 giudici diversi”. “Sappiamo che B., oltre ad aver pagato la mafia e aver creato con la frode fiscale fondi neri da utilizzare a suo piacimento, è stato salvato più volte – prosegue Di Battsita – dalla prescrizione o dalla depenalizzazione dei reati dei quali era accusato, su tutti il falso in bilancio. Sappiamo che se non fosse entrato in politica la prescrizione non sarebbe mai stata dimezzata (legge ex-Cirielli) e il falso in bilancio mai depenalizzato. Sappiamo che in tal caso B. non si sarebbe mai salvato dai processi e si sarebbe fatto anni e anni di galera”. “Sappiamo che in un Paese normale tutto questo sarebbe stra-conosciuto e nessun tentativo di inquinamento storico verrebbe mai tentato”.
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