Sandro Ruotolo: “A Napoli riunisco la sinistra, al Senato porto il problema del lavoro e la legalità”
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Sandro Ruotolo: “A Napoli riunisco la sinistra, al Senato porto il problema del lavoro e la legalità”

Il giornalista autore di tante inchieste è candidato alle elezioni suppletive partenopee del 23 febbraio. “La mia storia è in questi quartieri”. Tra i punti fondanti: la lotta al fascismo

Sandro Ruotolo in campagna elettorale tra cittadini napoletani. Fonte: ufficio stampa
Sandro Ruotolo in campagna elettorale tra cittadini napoletani. Fonte: ufficio stampa
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Stefano Miliani Modifica articolo

13 Febbraio 2020 - 14.12


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L’autore di tante inchieste televisive complicate e coraggiose, il giornalista che avrete visto nei programmi di Michele Santoro con quei suoi inconfondibili baffoni, Sandro Ruotolo, corre alle elezioni suppletive del 23 febbraio: il giornalista è in lizza da indipendente per la sinistra per il seggio al Senato nel collegio uninominale 7 della Campania che comprende una buona fetta di Napoli. Il posto è rimasto vuoto perché nel novembre scorso è morto Franco Ortolani, il geologo eletto senatore con il Movimento Cinque Stelle nel 2018. Si vota il 23 febbraio.
Nato nella città partenopea nel 1955, Ruotolo nel suo lavoro ha documentato il malaffare, la camorra, emergenze come la “Terra dei fuochi”: è stato minacciato più volte ma un anno fa gli fu tolta la scorta. L’11 giugno 1997 perse la cugina Silvia Ruotolo, uccisa davanti al figlio di cinque anni per strada da una pallottola vagante in uno scontro tra camorristi. Professionista che ispira fiducia per i suoi racconti nitidi, puntuali e affilati, il giornalista ha raccolto a suo sostegno più forze della sinistra riunite sotto la sigla demA (Democrazia e Autonomia) e il Pd. Una buona notizia quindi: il centro sinistra non si presenta sparpagliato in una battaglia fratricida.

Ruotolo, qual è il suo primo punto da portare al Senato?
Intendo portare Napoli il problema del lavoro. Serve un piano per il mezzogiorno. È vero che Napoli senza le sue periferie non è Napoli ma l’Italia senza il Mezzogiorno non è l’Italia. I dati Svimez più recenti sono allucinanti sulla quantità. La vera emergenza per il sud è l’emigrazione, non l’immigrazione: a Napoli la disoccupazione è al 24%, in alcuni quartieri tra i giovani è al 50 o 60%, in due milioni hanno lasciato il Mezzogiorno negli ultimi anni. Un dato del 2017 fa capire la drammaticità: sono andate via 130mila persone di cui la metà giovani e, di questa metà, il 30% e passa erano laureati.

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Nelle sue dichiarazioni ha fatto riferimento anche a Giancarlo Siani, il giornalista ucciso dalla camorra nel 1995.
Nella lotta alla mafia e alla camorra rischiamo vedere solo l’aspetto effervescente dove c’è la sparatoria o si paga il pizzo ma a me colpisce che l’altro giorno è stato sciolto per mafia un consiglio comunale in Val d’Aosta: il tema deve entrare nell’agenda politica.

Ha anche citato le Quattro giornate di Napoli, quindi la lotta al nazifascismo. Perché?
Nel Senato siede Salvini: è una destra estrema che scatena odio e rancore. Il leader leghista non fa solo da tramite alla sua “Bestia” su internet: aumentano i reati di razzismo e antisemitismo. L’osservatorio del Viminale ha quantificato nel 2016 736 reati di violenza, nel 2019 erano 969 e sono dati sottostimati perché non tutti li denunciano. Ancora più preoccupante è che su quattro reati di violenza tre siano a sfondo razziale e antisemita. Quindi è chiaro che questo sarà un voto anche per rappresentare la Napoli delle Quattro giornate. Però, ripeto, abbiamo bisogno di rappresentare soprattutto il Mezzogiorno e la città: oggi la lotta non solo simbolica è quella della Whirlpool.

Quando era ministro dello Sviluppo e dell’Economia Luigi Di Maio aveva detto che il problema pareva risolto, poi non è andata così.
No, non è così. Dobbiamo rispondere a quella destra che investe nella paura ma dobbiamo dare risposte concrete. Questo è un collegio molto interessante perché è un laboratorio politico: mette insieme un ampio schieramento del centro sinistra insieme alla società civile: si è formata una coalizione civica molto stimolante per sua eterogeneità. In questo collegio ci sono 13 dove vivono sia il ceto medio in crisi sia le periferie abbandonate. Vincere vuol dire riaprire una stagione politica.

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I 5 Stelle corrono da soli.
Sì vanno per conto loro con Luigi Napolitano, hanno scelto così sulla piattaforma Rousseau. Il 4 marzo 2018 il senatore 5 stelle prese il 53% circa dei voti. Cinque anni fa la sinistra si era presentata divisa. Invece con me siamo tutti insieme. Aggiungo che fin dal giorno dopo il voto del 2018 sono stato tra i fautori di un governo 5 Stelle – Centro sinistra contro un governo M5S – Lega. Oggi in Parlamento c’è una maggioranza nella quale mi riconosco ma nelle elezioni regionali i pentastellati vanno separati. Visti anche i risultati in Emilia Romagna mi auguro che dal 24 febbraio si possa riaprire questo confronto con loro.

L’esperienza da giornalista le risulta utile in questa esperienza?
Sono un esponente della società civile. Il mio lavoro da giornalista indipendente ha sempre avuto una ricaduta civile, negli anni ‘80 con le mie inchieste andavo nelle scuole a parlare di quanto raccontavo. La mia candidatura non cade dall’alto, ha unito tutti, ho una storia conosciuta.

La sinistra ha capito che quando si arrocca non convince e perde?
Questo esperimento napoletano è un punto di partenza, non vuol dire dimenticare il passato, ma è un salto in più e trova rispondenza nelle dichiarazioni di Zingaretti: è necessaria una sinistra che si apra alla società civile ed è quanto accade qui a Napoli.

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In Emilia Romagna è andata bene anche perché la Regione usciva dalla buona gestione del governatore stesso, Bonaccini.
Sì, però con la coalizione di Bonaccini è nato il gruppo della Sinistra coraggiosa di Elly Schlein: in quella lista c’era un pezzo della storia di quanto è successo. Qui attorno alla mia figura si è creata una unità. Ho accettato di candidarmi perché me lo hanno chiesto a nome di tutti, mi sono consultato con i miei riferimenti nella società civile e le associazioni e hanno detto “finalmente”. È un esperimento nuovo, perciò è un test importante: questa è una strada che indica anche un metodo. Sa quali sono stati i commenti più belli su internet? “Che bella notizia”. È tutto da costruire ma si respira entusiasmo per la mia candidatura. Naturalmente nel nostro schieramento.

Lei può piacere ai delusi dei 5 stelle?
La mia storia è molto lunga, le mie battaglie sulle emergenze ambientali sono riconosciute, quindi si sa chi sono. Senza chiedere il voto utile gli elettori sanno la mia storia, il mio impegno per l‘ambiente, la lotta mafia, la legalità, la lotta alle diseguaglianze. E in questi mesi ho lavorato molto nelle periferie: non nasco dall’alto, ma dentro questo collegio.

Quanti elettori raccoglie il collegio 7 di Napoli?
Circa 500mila cittadini per cui 350mila elettori, è quasi mezza Napoli. Io sono vomerese e parte della mia famiglia è della Renella dove si vota e dove nel 1997 persi mia cugina che lì abitava con figli e marito. A poche centinaia di metri da casa mia al Vomero la camorra uccise Giancarlo Siani. La mia storia è in questi quartieri.

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