Basta con la sinistra 'affarista', ma anche con i 'compagni più compagni degli altri'

Zingaretti ha un compito difficile ma ha forse l'ultima chance per salvare un sistema di valori ma anche l'Italia dal baratro.

Don Luigi Ciotti e Nicola Zingaretti
Don Luigi Ciotti e Nicola Zingaretti
Preroll AMP

David Grieco Modifica articolo

8 Marzo 2019 - 15.33


ATF AMP

Sono stati revocati stamattina i domiciliari ai genitori di Matteo Renzi.
Siamo tutti felici e chi non lo è vuol dire che non è capace di rispettare la giustizia e di conseguenza non è capace di rispettare la democrazia. È triste dover sempre ribadire principi elementari che oggi sfuggono a molti, decisamente troppi, in questo nostro martoriato paese, ma è sempre bene farlo.
Abbiamo contestato di tutto in questi anni a Matteo Renzi, ma non abbiamo pensato neppure per un attimo di speculare sulle vicende giudiziarie dei suoi genitori. E ora che la magistratura ha sospeso un giudizio che poi si materializzerà nel processo, ci sembra il momento opportuno per dire a Matteo Renzi, come abbiamo del resto già fatto in passato, che lo sfacelo del Pd non può ragionevolmente essere tutta farina del suo sacco.
Veniamo da lontano, come dicevamo un tempo, e il collasso etico e politico della sinistra viene anch’esso da lontano. Esattamente da quando prese forma un’Italia occulta e golpista, sotterranea e parallela, sintetizzata dalla sigla P2, che negli Anni Settanta tentò ripetutamente di prendere il potere con le armi in nome un nuovo fascismo. Questo per fortuna non accadde. Ma non è esatto parlare di fortuna. Il Colpo di Stato non ci fu perché in Italia esisteva un Partito Comunista troppo importante per poter pensare di evitare uno spaventoso bagno di sangue.
Il Pci era il partito di sinistra più forte e meglio organizzato di quello che si chiamava un tempo il “mondo occidentale” e non era affatto un partito asservito all’URSS, dalla quale si affrancò completamente nel lontano 1968 quando i russi si recarono a Praga usando come mezzo di trasporto i carri armati.
Quel Pci non aveva mai nemmeno lontanamente pensato di aprire la strada a quei cosacchi che avrebbero dovuto abbeverarsi in Piazza San Pietro come suggeriva la propaganda clerico-fascista del dopoguerra. Al contrario, alla fine della guerra quel Pci si era rimboccato le maniche per costruire e proteggere la democrazia italiana, facendo ripartire la Fiat e tante altre aziende italiane, tutelando allo stesso tempo, con puntigliosità e puntualità, la condizione dei lavoratori.
Il tanto chiacchierato golpe dunque non vi fu, ma la sinistra uscì con le ossa rotte dalla stagione del terrorismo e della strategia della tensione. Prima Pasolini, poi Aldo Moro e infine Berlinguer ci lasciarono la pelle. E oggi ancora non conosciamo ufficialmente la verità di ciò che accadde in quegli anni.
Da allora, anche a sinistra abbiamo riscontrato tanti comportamenti incoerenti, tante trame oscure, e tanti tradimenti.
Matteo Renzi ha rappresentato, in fin dei conti, la prevedibile conseguenza dell’allontanamento della sinistra dalla difesa dei più deboli e dai suoi valori storici.
Tutta la sinistra. Nessuno escluso.
A mio avviso, dal 1968 in poi, prima il Manifesto, poi i gruppi extraparlamentari, e infine le correnti nel Pci hanno fatto sempre e soltanto ingenti danni alla causa della sinistra.
Oggi, questo grande mucchio di detriti è sotto gli occhi di tutti. Mi è capitato di ripensare a una geniale vignetta di Forattini (tanto per citare un altro che sembrava di sinistra ma non lo era affatto) che apparve in quegli anni su Paese Sera. Ritraeva, di spalle, il presidente Pertini che teneva per mano l’esile Berlinguer vestito da scolaretto di fronte a un orizzonte pieno di detriti ancora fumanti e lo incoraggiava dicendogli le seguenti parole: “Guarda Enrico, tutto questo un giorno sarà tuo…”
Questa vignetta mi è venuta in mente nel momento in cui abbiamo appreso il bel risultato di Nicola Zingaretti nelle primarie del Pd molto più affollate del previsto. In quel momento ho pensato: “guarda Nicola, non appena il Governo della Demenza mollerà il colpo, il disastro immane del nostro paese sarà tutto tuo…”
Non vorrei essere nei panni di Nicola Zingaretti, ovviamente. Ma ripongo enorme fiducia in lui e nei giovani che lo circondano. Posso solo raccomandargli di andare avanti facendo estrema attenzione anche a tanti compagni di strada. Gente come Matteo Renzi, ma anche gente come Bersani, che prima dichiara di non votare alle primarie perché il Pd non è un partito di sinistra ma poi si precipita con entusiasmo a Potenza a sostenere un candidato del Pd dal pedigree direttamente proveniente dal Msi. O un compagno come Nicola Fratoianni, che bacchetta dopo 24 ore Zingaretti perché si reca a Torino da Chiamparino a sostenere la Tav che secondo Fratoianni non s’avrebbe da fare, ignorando o fingendo di ignorare che la decisione fu presa tanto tempo fa in sede europea e che gli italiani in Europa vogliono restarci.
È veramente ora di voltare pagina. È veramente ora di smetterla di dare credito alla sinistra “affarista” ma anche a tutti quelli che hanno sempre sostenuto di essere “più compagni degli altri”. È veramente ora l’ultima chance per salvare la sinistra ma ancor di più l’intero paese che rischia di sprofondare in un vero e proprio abisso. È veramente ora di costruire una sinistra non più ideologica essenzialmente attenta ai problemi di chi soffre e di chi è vittima di ingiustizie.
Ringraziamo Marx, Gramsci, Che Guevara e Pasolini ma lasciamo i cascami del passato a tutti questi nuovi dementi e fascisti che dobbiamo ricominciare a combattere molto concretamente nella sostanza delle cose.

Top Right AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version