Chi è il nuovo segretario del Pd e qual è la sua storia politica?
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Chi è il nuovo segretario del Pd e qual è la sua storia politica?

Una lunga carriera, prima con i Ds e poi nel Partito democratico, tante cariche ricoperte tra provincia di Roma, regione Lazio e Parlamento europeo. Poi il 3 marzo 2019 la vittoria alle Primarie e la conquista della segreteria Pd.

Zingaretti
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4 Marzo 2019 - 08.47


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Nicola Zingaretti è il nuovo segretario del Partito democratico, eletto alle Primarie del 3 marzo 2019 alle quali si è registrata un’affluenza di 1,7 milioni di voti. Ha una carriera politica di lungo corso, iniziata da giovanissimo nella società civile, proseguita tra le fila della Federazione giovanile comunista e dei Ds, e continuata poi nel Pd. Nei quasi 30 anni di attività politica è stato nella segreteria dei Democratici di Sinistra a Roma, vanta un’esperienza al Parlamento europeo ma soprattutto l’elezione prima a presidente della provincia di Roma e poi a governatore del Lazio, ruolo per cui ottiene un secondo mandato nel 2018. Ecco le principali tappe della storia politica di Nicola Zingaretti.

Zingaretti è nato a Roma l’11 ottobre 1965. Fratello minore del popolare attore Luca – interprete sul piccolo schermo del commissario Montalbano – è sposato e padre di due figlie. Sempre attento a proteggere la sua vita privata, ha spesso citato la passione per il libro “L’Agnese va a morire” di Renata Viganò, romanzo neorealista che racconta la Resistenza nelle valli del Po.  

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L’incontro con la politica arriva presto: Zingaretti muove i primi passi a metà degli anni Ottanta con i movimenti per l’antimafia sociale, poi approda alla Federazione giovanile comunista. La prima carica elettiva arriva nel 1992 quando diventa consigliere comunale a Roma tra i banchi del Pds. Nel 2000 Zingaretti viene eletto segretario dei Democratici di Sinistra di Roma. L’anno seguente è uno dei promotori della candidatura di Walter Veltroni a sindaco di Roma e contribuisce alla vittoria dell’Ulivo romano. Zingaretti è fra i protagonisti di una stagione di risultati importanti per il centrosinistra e per i Ds romani che nel 2003, dopo otto anni, tornano a essere il primo partito della Capitale.

Nel 2004 Zingaretti approda al Parlamento europeo. Eletto a Strasburgo con 213mila preferenze, diventa presidente della delegazione italiana nel Partito socialista europeo. All’Europarlamento Zingaretti entra a far parte delle commissioni “Mercato interno e protezione dei consumatori” e “Affari legali”. Si occupa di protezione dei consumatori, volontariato, disabilità e diritti civili. Ma lavora anche in difesa dell’industria tessile europea e per il “made in Italy”.

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Lascia Strasburgo nel 2008 quando viene eletto presidente della Provincia di Roma. Durante gli anni a Palazzo Valentini crea una rete di hot spot per il wi-fi gratuito, lavora sui centri per l’impiego, ma soprattutto guida l’opposizione alla giunta di Roma guidata da Gianni Alemanno, tanto che nell’estate 2012 lancia la scalata al Campidoglio. Poi però scoppia lo scandalo dei fondi usati in modo improprio dai gruppi del Consiglio regionale del Lazio, la vicenda che travolge “Batman” Franco Fiorito e la giunta di Renata Polverini. E allora Zingaretti cambia obiettivo e di fronte alle elezioni anticipate il Pd, all’epoca guidato da Pierluigi Bersani, decide di dirottarlo sulla Regione Lazio, conquistata nel 2013 e poi bissata nel 2018, sostenuto da una larga coalizione che comprende Pd, Lista Civica Zingaretti, LeU, +Europa, Insieme e Centro solidale.

Nel Lazio Zingaretti ha varato una larga maggioranza imperniata sul gruppo Pd ma che spazia dalle formazioni di sinistra alla società civile, coinvolgendo membri della Comunità di Sant’Egidio, movimenti per il diritto all’abitare e il mondo dell’associazionismo Lgbt. Quel “campo largo” di cui ha parlato durante la sua campagna elettorale per conquistare la segreteria Dem. Un partito in cui ha avuto già ruoli apicali, visto che nel 2007 è stato eletto primo segretario regionale del Lazio.

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La sconfitta elettorale del Pd alle Politiche del 4 marzo 2018, la nascita del governo M5s-Lega e l’addio di Renzi convincono Zingaretti a sciogliere le riserve e a candidarsi alle Primarie dem nell’ottobre 2018. Definisce il partito “diviso e ferito”. E lancia la propria candidatura con un’alleanza larga che va da Prodi, Gentiloni, Franceschini fino alla sinistra del partito. Il 3 marzo del 2019 vince le Primarie, consultazione che vede un’affluenza di oltre un milione e 700mila votanti.

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