Luigi Di Maio contro il condono fiscale ma favorevole alla pace fiscale, ossia il modo in cui è stato chiamato il piano della Lega di Matteo Salvini, uno dei pilastri della campagna elettorale del Carroccio e della prossima manovra di governo, che prevede la chiusura definitiva dei conteziosi con l’Agenzia delle Entrate.
Un piano che tanti non hanno esitato a definire un vero e proprio condono fiscale. Si propone infatti una sanatoria delle cartelle esattoriali con aliquota del 10% per chiudere ogni pendenza col passato. E se in campagna elettorale si era parlato di fissare un tetto di imposta e multe dovute di 200mila euro, ora si pensa di salire fino a un milione di euro.
Di Maio ha provato a parlare dell’indisponibilità dei pentastellati di fronte ad un simile progetto, ma senza essere molto convincente. “Il M5s – ha affermato il vicepremier pentastellato – non è disponibile a votare alcun condono. Quindi – ha subito aggiunto – se stiamo parlando di pace fiscale, di saldo e stralcio siamo d’accordo. Se invece parliamo di condoni non siamo assolutamente d’accordo”.
“Perché abbiamo già visto per anni – ha detto ancora Di Maio – i governi Renzi e altri fare scudi fiscali e hanno creato solamente un deterrente a comportarsi bene e hanno fatto sempre pensare che in questo paese una via di uscita all’evasione ci potesse essere”.
Infine una rassicurazione. “L’incontro Salvini-Berlusconi di ieri – ha detto Di Maio – non mi ha creato nessun fastidio”.
Più netto, invece, il giudizio sulle parole di Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali, che aveva detto che con le pensioni minime a 780 euro annunciata dal viceministro 5Stelle all’Economia, Laura Castelli ‘si spacca il sistema’. “Brambilla parla a titolo personale. Prima lo scoprite anche voi giornalisti – ha affermato Di Maio – e più evitiamo questa bagarre. La pensione di cittadinanza è nel contratto di governo e lo sappiamo sia noi che la Lega”.