“Costituisce un precedente inedito ma non certo una sorpresa leggere nello stesso giorno un’identica presa di posizione contro la nostra politica europea (e quindi contro la decisione del Presidente della Repubblica) da parte di uno dei piu’ autorevoli giornali russi (La Pravda) e da un altrettanto influente esponente della destra americana (Steve Bannon). Tutto questo sta trasformando radicalmente il quadro delle prossime elezioni: non si tratta piu’ di una contesa fra i partiti ma di un referendum fra coloro che vedono il nostro futuro insieme alle altre democrazie europee e coloro che ci vogliono fuori dall’Euro e quindi dall’Europa, come un vaso di coccio in mezzo ai vasi di ferro”. Lo scrive l’ex Presidente del Consiglio e della Commissione Ue, Romano Prodi, in un articolo sul ‘Messaggero’.Prodi prosegue: “Siamo consapevoli degli errori e delle mancanze della politica europea degli ultimi anni ma siamo altrettanto consapevoli che, solo con la costruzione europea, si e’ formata l’Italia moderna e si e’ per la prima volta garantita la pace al nostro paese per un periodo di tre generazioni. Un referendum non puo’ tuttavia guardare al passato ma al futuro e deve mettere il cittadino italiano di fronte alle nefaste conseguenze che l’uscita dall’Euro e la rottura dei legami con l’Europa porterebbero alla nostra economia e alla nostra sicurezza”.
Prodi continua: “Ed e’ altrettanto evidente che, proprio perche’ si tratta di un referendum, la necessita’ di uno stretto ancoraggio alle democrazie europee non puo’ essere portato avanti da un solo partito ma deve trovare impulso in un ampio arco di forze politiche e sociali. La posta in gioco e’ cosi’ grande che obbliga i leader vecchi e nuovi che condividono questo vitale obiettivo a mettere da parte i loro interessi e le loro posizioni precostituite. E bisogna che essi si rendano conto che, per riunificare e rilanciare il nostro paese, non bastano i frutti di un’eventuale maggiore crescita ma occorre elaborare finalmente una nuova strategia volta al raggiungimento di una maggiore giustizia sociale. Ed e’ anche ora che i responsabili politici europei si rendano conto che, senza l’Italia, non vanno da nessuna parte. Non pretendiamo assolutamente di essere autorizzati a violare le regole che abbiamo liberamente sottoscritto ma che i governati tedeschi, anche se non possono fare nulla nei confronti degli eccessi della loro stampa, inducano a maggiore prudenza il Commissario Oettinger, affinche’ non appaia ignorare le regole della vita democratica dei paesi amici”
Prodi conclude: “Una sovranita’ che puo’ essere difesa solo con il rispetto delle reciproche regole e che, da parte nostra, non chieda ai nostri partner la ridicola e impossibile cancellazione di una cospicua parte del nostro debito ma che presenti una strategia credibile di rinnovamento della nostra economia e metta altrettanto credibilmente in rilievo i nostri punti di forza, a partire da un attivo della nostra bilancia commerciale che la Francia non si sogna nemmeno di avere. La difesa di queste nostre legittime posizioni non puo’ essere pero’ portata avanti da chi pensa di stampare moneta come un paese sudamericano o intenda programmare spese che implicano oltre 100 miliardi di deficit. Nella prossima campagna elettorale i partiti e le forze sociali si pronuncino quindi su come vogliono uscire o come vogliono rimanere nell’Euro e sulle conseguenze di queste decisioni. Abbiamo finalmente bisogno di una campagna elettorale non fondata sulle favole o sui sogni impossibili ma che prepari a prendere una decisione chiara e definitiva sul destino nostro e dei nostri figli”
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