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Sarà la più difficile Festa della Repubblica da 70 anni

Piazze, banchetti, comizi, aria di resa dei conti: Lega e grillini si appellano al popolo

2 giugno, parata
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29 Maggio 2018 - 09.20


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Piazze, banchetti, comizi, aria di resa dei conti: per ritrovare una vigilia di 2 Giugno così agitata probabilmente bisognerebbe tornare a quello del ’46. Lega e grillini si appellano al popolo, il Quirinale ostenta distacco, Carlo Cottarelli inizia a far capire che con lui non si scherza: anche se non dovesse ottenere la fiducia (cosa assai probabile), prima di andarsene lascerà il suo segno.

“Il Paese è lacerato”, constata Giovanna Casadio su La Repubblica, “La sfida tra piazze segnala una frattura, forse la più grave della storia repubblicana. Le parole d’ordine di grillini e leghisti sono sovranità e elezioni subito. Intanto partono le manifestazioni spontanee dei Dem in molte città. Maurizio Martina, segretario reggente, invita a scendere in piazza con la Costituzione in mano”.

Sempre sulle intenzioni di Matteo Salvini si sofferma un lungo articolo, ancora di Repubblica, a firma Goffredo De Marchis, secondo cui fin dall’inizio “c’era il trucco sull’euro. L’uscita mascherata da tanti falsi indizi per non agitare gli elettori del Nord, le imprese, la base produttiva del Carroccio. Il fatto che Paolo Savona non ne avesse fatto cenno nella sua lettera di domenica, nè in un senso nè in un altro, voleva dire una sola cosa: la Lega si preparava a mollare la moneta unica con un blitz. Il sogno di una notte, come ha scritto l’economista Alberto Bagnai nei suoi libri. La sera sei dentro, la mattina sei fuori. Si fa ma non si dice. E vediamo come reagisce l’Europa”.

Abbiamo, sintetizza Claudio Cerasa su Il Foglio, “osservato il fallimento degli incapaci antisistema, registrato che i capricci dei gemelli diversi del populismo hanno colpito al cuore la credibilità del nostro Paese, preso atto che la presidenza della Repubblica ha in extremis scelto di non abolire la presidenza della Repubblica”.

L’opinione pubblica è divisa, i giornali si schierano. Ancora Repubblica mette in risalto la grande solidarietà attorno a Sergio Mattarella, con 200.000 adesioni raccolte dalla piattaforma “Progressi” in suo favore. Renato Mannheimer, su Il Giornale, afferma il contrario: larga la maggioranza degli italiani contrari alle decisioni del Quirinale.

Lega e M5S uniti oggi come alle prossime elezioni politiche? C’è chi intravede qualche distinguo che inizia ad emergere. Nota Massimo Franco sul Corriere della Sera: “Spuntano già le contraddizioni, nella furia del M5S contro il Quirinale. Intanto, a chiedere il surreale impeachment del capo dello Stato è Luigi Di Maio e non Matteo Salvini: Paolo Savona era candidato all’Economia in quota Lega. Abilmente, Salvini si è guardato bene, per ora, dal seguire il suo alleato contrattuale su una strada costituzionalmente improbabile. Quando gli è stato chiesto come mai non si associ, ha risposto: ‘Non è una guerra Salvini-Mattarella’”.

Anche perché la vita continua, pare dire Ugo Magri su La Stampa, e passata la buriana gli agitatori di oggi saranno costretti a venire a patti con la realtà. E cioè: saranno loro a dover spiegare a milioni di italiani seccati che dovranno interrompere le vacanze a fine agosto, causa elezioni politiche. “Mattarella sa che non appena il governo Cottarelli verrà bocciato dal Parlamento, la prossima settimana, lui scioglierà le Camere. In quel caso dovremmo tornare alle urne il 20 agosto, e sarebbe una data assurda. Ma stavolta toccherà ai partiti trovare un modo di rinviare a settembre o a ottobre. Con una mozione parlamentare o altri escamotage. Sul Colle alzano le spalle: ‘Decidano loro come preferiscono, a noi andrà comunque bene’”. La palla è nel loro campo.

Allora qualcuno nutre più di un dubbio. Cui dà voce su Libero Claudio Brigliadori: “Non è che il presidente si sia voluto portare avanti con il lavoro e dotare di un governo “prestigioso” e rassicurante per l’Europa in grado di fare il cuscinetto in caso di futura crisi post-voto? Un po’ come accaduto con Paolo Gentiloni e i suoi in questi due mesi di vuoto. Con una differenza: la prossima estate si preannuncia molto tesa, tra spread e speculazione, ed è possibile che dopo le elezioni, specie se ancora senza maggioranze certe, qualcuno invochi la permanenza a Palazzo Chigi di Cottarelli & co. E così la precettazione di Mattarella assume un nuovo, per certi versi inquietante significato.

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