Fermi tutti. Le lancette dell’orologio potrebbero tornare indietro fino al minuto prima della rinuncia di Conte e si potrebbe ricominciare da dove la macchina si è fermata. E invece di un governo elettorale a guida Cottarelli potrebbe tornare in zona Cesarini il sedicente ‘governo del cambiamento’.
In breve: ‘mister forbici’ invece di consegnare la lista dei ministri è rientrato alla Camera. Come se si volesse prendere tempo.
Di Maio si è rimangiato l’accusa di Alto Tradimento, ha detto di voler dialogare con Mattarella e ha aggiunto “Siamo pronti a rivedere la nostra posizione, se abbiamo sbagliato qualcosa lo diciamo, ma ora si rispetti la volontà del popolo perché noi l’Italia la vogliamo salvare. Un maggioranza c’è in parlamento, fatelo partire quel governo, basta mezzucci perché di governi tecnici e istituzionali non ne vogliamo”.
Traduzione: presidente dacci un’altra possibilità.
Infine la ‘ducetta’ Giorgia Meloni, che da fiera oppositrice si trasforma in docile mascara e lancia un appello al Colle: “La maggioranza in Parlamento c’è: era pronta a fare un governo e aveva stipulato un contratto di governo. Noi siamo stati critici però arrivati a questo punto siamo anche disponibili a rafforzare quella maggioranza con FdI, perché crediamo che bisogna fare tutto quello che c’è da fare in questo momento per tirare fuori l’Italia dalla situazione di caos nella quale rischia di gettarsi. Presidente, ci rifletta perché non avremo molto altro tempo”.
I rumors della notte
E, in tarda serata si sono alternati anche le voci su una possibile premiership di segno leghista per compensare Matteo Salvini della perdita dell’Economia. In tal caso, secondo gli stessi rumors, a Palazzo Chigi potrebbe sedere Giancarlo Giorgetti, che nel pomeriggio avrebbe avuto, tra l’altro un colloquio con il premier incaricato Carlo Cottarelli. Fonti del M5S non confermano un simile schema di governo e, anzi, si dicono scettiche sulla possibilità di un ok a un esecutivo guidato da un premier leghista. Ma la disponibilità a riaprire un canale di dialogo con il Quirinale c’è e, come alternativa, il M5S propone in maniera via via più convinta il ritorno alle urne il 29 luglio.
Che accadrà?
Che farà Salvini? E che ne sarà di Savona? Domani è un altro giorno.
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