Montecitorio dice sì al taglio dei vitalizi: passa alla Camera il ddl Richetti

Acceso il dibattito politico: scontro tra Pd e M5s sulla paternità della proposta e netta opposizione di Forza Italia e centristi

Taglio ai vitalizi, il sì di Montecitorio. Adesso la norma passa al Senato
Taglio ai vitalizi, il sì di Montecitorio. Adesso la norma passa al Senato
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26 Luglio 2017 - 17.39


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È passato quasi all’unanimità: hanno votato a favore 348 deputati, 17 i contrari, 28 gli astenuti. Consenso trasversale, dunque, a Montecitorio sul ddl Richetti, che applica il metodo contributivo ai vitalizi degli ex parlamentari. Il provvedimento approderà adesso in Senato. Soddisfatto il primo firmatario del disegno di legge, Matteo Richetti: “Il voto è stato quasi all’unanimità, significa che il lavoro effettuato ha prodotto un consenso molto importante”. L’ampio consenso non tragga in inganno: il dibattito politico ha provocato più di una frizione, sia per la rivendicazione della paternità della norma fra Pd e M5s che per l’opposizione di Forza Italia e centristi. Numerosi i richiami da parte degli scettici sulla supposta incostituzionalità del testo e sull’eventualità che la Corte costituzionale possa cassarlo in tutto o in parte.

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Non è stata una seduta semplice, segnata dallo scontro in Aula tra pentastellati e piddini. In particolare, è stato l’esame dell’articolo 13 del ddl, quello che sancisce la rideterminazione degli assegni vitalizi, a innescare una lunga discussione in cui sono intervenuti diversi gruppi. La dilatazione dei tempi ha alimentato nuove polemiche:

il deputato 5 Stelle Danilo Toninelli ha infatti accusato il Pd e anche i deputati di altri gruppi “conniventi con il Partito democratico” di fare “ostruzionismo” e di “violare così l’accordo che sosteneva l’iter della legge in Aula. 

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Piccata replica di Ettore Rosato, capogruppo dem: “La faccia tosta deve avere una certa dimensione sennò diventa imbarazzante… Stamattina sono stati i deputati M5S a intervenire in continuazione e ora questo intervento di Toninelli, quando tutti stanno intervenendo sugli emendamenti, riapre il dibattito”. Anche la Lega aveva manifestato la volontà di approvare entro oggi la legge Richetti: “Per questo noi siamo disponibili a soprassedere al question time per il via libera al provvedimento entro le 16”. La proposta del Carroccio è stata respinta.

Durante le dichiarazioni di voto, Luigi Di Maio ha rivendicato l’abolizione dei vitalizi come una vittoria del M5s. “Oggi è una data storica, c’è voluta quasi un’intera legislatura per abolire i vitalizi, quattro anni e quattro mesi, per giungere dove siamo oggi. Si tratta di una nostra vittoria. Dentro il Pd ve lo volete tenere stretto il vitalizio, ma non avete possibilità di allontanare da voi questo amaro calice. È scacco matto. E dovete fare pure finta che vi piaccia”.

Dal canto suo Mdp si è astenuto dal voto. “Sono sicuro che gi italiani capiranno la nostra posizione – ha detto Gianni Melilla in Aula, durante le dichiarazione di voto -. Siamo sotto attacco: l’Inps ha un disavanzo di 46 mld”, ha dichiarato l’esponente Mdp, chiedendo di guardare alla situazione generale, ai problemi dei giovani: “Che cosa diciamo ai giovani per cui la pensione è una chimera?”.

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Ma Mdp deve incassare, pur protestando, l’affondo di Ettore Rosato: “Lo dico ai colleghi che sono qui alla nostra sinistra, a mezza sinistra: ieri si sono astenuti sull’emendamento di Sisto che diceva che chi entra qui può avere stipendi diversi. Se faceva l’operaio, continui ad avere lo stipendio da operaio. E su questo vi siete astenuti”.

La scelta dei parlamentari di Forza Italia è stata invece quella di presenziare ma senza partecipare al voto. La decisione, a quanto si apprende, è stata presa nel corso della riunione del gruppo a cui ha partecipato telefonicamente anche Silvio Berlusconi, che ha bollato il provvedimento come incostituzionale e lesivo dei diritti degli italiani, perché a rischio per la retroattività ci sono 20 milioni di pensioni. Tra i forzisti però anche alcune posizioni fuori dal coro: sono le deputate Mariastella Gelmini e Daniela Santanchè, che hanno annunciato il loro voto a favore, in dissenso dal gruppo cui appartengono.

Posizioni differenti, quindi, rispetto alle modalità con cui la politica vorrebbe porre fine ai tanto discussi vitalizi, istituiti dapprima come elargizioni, per essere trattate col tempo alla stregua di pensioni. Dal 1954, in autodichia (particolare prerogativa dei due rami del Parlamento di risolvere, attraverso un organismo giurisdizionale interno, le controversie insorte con i propri dipendenti), con una delibera dell’ufficio presidenza del Senato, elaborata da un comitato segreto i cui componenti non sono mai stati divulgati.

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