Ci mancava la fine oratoria elettorale del presidente della Campania De Luca per far votare Si, ricordando i tanti milioni stanziati dal governo e l’obbligo, per i responsabili della consistente sanità privata campana, di indire riunioni dei dipendenti e farli votare per il Si. Dall’altro lato l’indagine delle procure di Palermo e di Bologna per falsificazioni di vario genere nella raccolta delle firme alle ultime amministrative da parte dei 5 stelle. Vicende ovviamente diverse, ma che hanno ulteriormente surriscaldato una orribile campagna referendaria. Ora il premier chiede per radio di abbassare i toni, di guardare ai temi veri del referendum , aggiungendo però che se vince il No, sarà un disastro.
Gioca sicuramente in negativo l’onnipresenza di Renzi in tv e in ogni luogo, la costante confusione di ruoli tra capo del Governo e portabandiera del Si, si tratti dello stanziamento di fondi milionari, di taglio di nastri in giro per l’Italia, dell’inaugurazione della Guardia di Finanza o di una assemblea della Coldiretti. Un attivismo propagandistico senza posa che provoca saturazione e richiederebbe comunque più pacatezza e misura.
Né è confortante su altro fronte che Berlusconi dichiari che il suo amico Confalonieri è costretto a schierarsi per il Si, nel timore di subire altrimenti “vendette” contro Mediaset.
Nessuno avrebbe potuto immaginare all’inizio siffatte perle, tra le numerose che si potrebbero raggruppare. La prima leggerezza è stata la lungaggine con cui si è proceduto a fissare la data del 4 dicembre con la conseguente eccessiva durata della campagna referendaria. L’avere poi personalizzato troppo il confronto con atteggiamenti del tipo: “se perdo, lascio la politica”, oppure”è l’ultimo treno per l’Italia, altrimenti bloccata per 30 anni, più debole in Europa e nel mondo”.
C’è anche un uso sbagliato del linguaggio, forse per fare concorrenza a Salvini ed a Grillo. Ma tra i sostenitori del No ci sono cittadini normali senza casacca partitica e di schieramento , interessati al futuro dell’Italia ben oltre ogni strumentalizzazione del voto. E sono per il No illustri costituzionalisti che sostengono con argomentazioni seri i limiti e i rischi di una riforma scritta male che potrebbe provocare più danni dell’attuale. Definire tutto questo come “accozzaglia”, casta che tenta di tornare al potere e sfrutta il referendum a questo fine, oltre che volgare è sbagliato, stravolge la natura stessa del referendum. Anche il dispiegarsi delle banche, del mondo della finanza, dei giornali e tv, può avere un effetto opposto a quello desiderato in ogni modo da Renzi. Anche la Brexit e la vittoria di Trump sono andate, con generale sorpresa, da come si immaginava alla vigilia. Le ragioni profonde in base alle quali i cittadini scelgono, sono forse sempre più difficilmente misurabili e prevedibili. Anche perché a decidere pesano non poco problemi e difficoltà che i cittadini-elettori incontrano giorno per giorno, insieme al risentimento contro governo e politici che non sanno ascoltare, fanno promesse ma non risolvono i problemi.
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