Firme false M5s, otto indagati: La Rocca alla fine si autosospende

Dopo il post di Grillo: "Chiediamo a tutti gli indagati nell'inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente. A questa mail".

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18 Novembre 2016 - 17.17


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Compare sul blog di Beppe Grillo, in coda ad un post di Luigi Di Maio, la direttiva  attribuibile al leader del Movimento: “Chiediamo a tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal MoVimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti. L’avvenuta sospensione deve essere comunicata attraverso una mail all’indirizzo listeciviche@movimento5stelle.it”
È bufera sul Movimento 5 Stelle di Palermo, travolto dallo scandalo delle firme false presentate in occasione delle elezioni comunali del 2012. Almeno 8 persone, tra parlamentari e semplici attivisti, sarebbero indagate dalla Procura palermitana con l’accusa di violazione del Testo Unico per la composizione e l’elezione degli organi delle amministrazioni comunali.

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L’indagine. Il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il pm Claudia Ferrara ascolteranno gli indagati la settimana prossima, andando ad ampliare un quadro illustrato nei giorni scorsi da tre testimoni chiave. Tra loro la deputata regionale pentastellata Claudia La Rocca, che per prima ha rotto il muro di silenzio alzato dagli esponenti del Movimento 5 Stelle dopo il servizio de “Le Iene”.
La Rocca ha riferito tutto quanto a sua conoscenza relativamente alla sera in cui, alla vigilia della consegna dei moduli con le liste elettorali, alcuni attivisti, poi divenuti esponenti del partito, si sarebbero ritrovati a copiare duemila firme raccolte nei giorni precedenti. Necessità dovuta al timore che un errore sul luogo di nascita di un candidato invalidasse tutte le firme.
A denunciare per primo cosa avvenne quella sera nella sede del Movimento 5 Stelle è stato il professor Vincenzo Pintagro, attivista della prima ora, che già tre anni fa presentò un esposto che fu però archiviato. Indagine che, sulla scia del servizio de “Le Iene”, è stata riaperta. Portando oggi agli 8 indagati.

I magistrati, infatti, non escludono che quella raccolta di firme ricopiate, e dunque non originali, sebbene non abbia portato all’elezione diretta di nessuno di quei candidati, abbia comunque agevolato la successiva candidatura alla Camera e al Senato, di altri attivisti che oggi ricoprono ruoli rappresentativi all’interno del Movimento guidato da Beppe Grillo.

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Il deputato La Rocca, che aveva annunciato ai colleghi di partito la volontà di sospendersi dall’Assemblea Regionale Siciliana, avrebbe fatto i nomi di quanti parteciparono o comunque sarebbero stati a conoscenza del “pasticcio” pentastellato. Fra loro, in particolare, vi sarebbero stati l’oggi deputata nazionale Claudia Mannino, l’assistente parlamentare e possibile candidata a sindaco di Palermo Samantha Busalacchi, oltre che il candidato a sindaco di Palermo nel 2012, Riccardo Nuti, oggi parlamentare nazionale, che sarebbe stato a conoscenza dell’accaduto. Prima dell’audizione, Claudia La Rocca, presentatasi spontaneamente dai magistrati, avrebbe informato Beppe Grillo, ma questa circostanza è stata negata dal comico genovese.

Naturalmente la vicenda non ha tardato a sollevare duri commenti e reazioni da parte degli avversari politici. “La vicenda delle firme false di Palermo è grave in sè. Ma ancora più gravi sono le bugie dei vertici nazionali del movimento grillino che sapevano, sono gli stessi esponenti locali del m5s a sostenerlo, ma hanno fatto finta di nulla”, ha detto il senatore del Pd Francesco Scalia. Parole a cui hanno fatto eco quelle della senatrice dem Valeria Cardinali: “E’ facile gridare ‘onestà’ in piazza – ha detto -. Un po’ più difficile, ora, è spiegare come mai a Palermo in occasione delle elezioni comunali il Movimento 5 Stelle abbia presentato delle firme false. E infatti su questa triste vicenda Grillo, Di Maio e Di Battista si arrampicano sugli specchi, negano e sminuiscono ogni cosa”.

Non mi autosospendo. Claudia La Rocca, la deputata regionale siciliana dell’Ars, che ha deciso di collaborare con i magistrati di Palermo nell’inchiesta sulle firme false, autoaccusandosi di avere partecipato alla falsificazione delle liste, non si autosospende dal M5S. Lo ha detto la stessa parlamentare, come apprende l’Adnkronos, a persone a lei vicine. La giovane deputata, dopo essere finita nel registro degli indagati della Procura e nel ciclone mediatico, aveva valutato l’ipotesi di autosospendersi, in attesa della fine dell’indagine. Ma, alla fine, ha deciso di restare nel M5S. “Non mi autosospendo, non capisco come sia stata messa in giro questa voce”, avrebbe confidato ai suoi.

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Dietrofront: Claudia La Rocca si auto-sospende. Claudia La Rocca si è sospesa dal Movimento 5stelle. “Ho seguito le indicazioni del post sul blog di Grillo”.

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