Chi pensa alle unioni civili? Renzi no, è in Argentina

Il Capo del Governo vola dall'altra parte del mondo proprio mentre a palazzo Madama è in votazione un provvedimento di grande importanza

Chi pensa alle unioni civili? Renzi no, è in Argentina
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16 Febbraio 2016 - 15.37


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di Nuccio Fava

Ci siamo abituati da tempo: il nostro presidente-segretario dà all’estero il meglio di se stesso. Accade regolarmente nella terra della pampas, specie di fronte agli allievi del collegio Cristoforo Colombo. Ci sono poi due coincidenze di non poco conto: il primo Papa della storia italo-argentino, l’italo-argentino (meglio calabro-argentino) Mauricio Macrì di fresca elezione alla carica di presidente. Forse anche una terza condizione favorevole su cui il premier ha pure simpaticamente scherzato scusandosi per l’inizio in ritardo della cerimonia: l’Italia è stata assente da 18 anni, data dell’ultima visita del presidente Romano Prodi.

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Il primo ministro è forte, in queste occasioni, delle sue esperienze scout e della capacità di eloquio sciolto e accattivante. Insiste soprattutto sulla grande bellezza e la grande storia dell’Italia e sulla importanza reciproca di rilancio in grande dei rapporti culturali, politici e commerciali.

Sfortunata però la sua assenza dall’Italia proprio mentre a palazzo Madama è in votazione un provvedimento di grande importanza, delicatezza e rilievo quale quello delle unioni civili. È vero che il governo ha cercato quasi sempre il basso profilo, tenuto conto anche della posizione del ministro Alfano contrario. Tuttavia in questa scelta vi è parecchio tatticismo e imbarazzo nel tentativo di lasciare fuori il governo. Ne deriva uno smarrimento ulteriore in quanto il presidente del Consiglio è contemporaneamente segretario politico dei democratici. Sono infatti abbondantemente divisi. Dichiarano in tv ed ai giornali con la Serracchiani, sempre decisa e determinata che il provvedimento deve andare avanti ed essere approvato perché elemento caratterizzante della piattaforma Dem.

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Il capogruppo dei senatori invece, dopo 3 ore di assemblea dei senatori, dichiara che tutto è in alto mare e molto dipenderà anche dall’atteggiamento delle altre forze politiche. C’è in ballo anche il tema della guerriglia regolamentare e si riparla di “canguro”e di quanti voti segreti sarà disposto ad ammettere il presidente Grasso. Una prospettiva quanto mai precaria ed incerta, su una legge di straordinaria delicatezza e importanza esaminata e discussa in uno stato di confusione senza precedenti. Con il capo del governo che al rientro dall’Argentina dovrà pur decidere come comportarsi.

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