Unioni civili, l’ipocrisia della coscienza
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Unioni civili, l’ipocrisia della coscienza

Non c'è nulla di etico nelle stepchild adoption in discussione. Il voltafaccia del M5S affonda il dito nella piaga dei diritti e nella cattiveria di chi li nega.

Unioni civili, l’ipocrisia della coscienza
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7 Febbraio 2016 - 23.26


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di Cecilia M. Calamani

Colpo di scena nella già patetica discussione parlamentare sul ddl Cirinnà che regolamenta le unioni civili: i grillini avranno “libertà di coscienza” sulle votazioni perché, come chiarisce Beppe Grillo, la stepchild adoption inserita nel disegno di legge è un “tema etico”. Alfano esulta, e con lui tutti i crociati che fanno della negazione dei diritti altrui la loro missione terrena.

I Cinque stelle non sono i primi né gli unici a usare l’escamotage della “coscienza” e non si potrà certo dare tutta la colpa a loro se il progetto di avvicinarci almeno un po’ ai Paesi civili fallirà. Tuttavia da loro, che si fregiano di smascherare tutti gli abusi dei nostri politici, ci si potrebbe aspettare meno ipocrisia linguistica.

La stepchild adoption non è un tema etico. Non è neanche il diritto di un omoaffettivo di adottare il figlio del partner. È invece il diritto del minore di crescere con il compagno o la compagna del suo genitore biologico nel caso quest’ultimo muoia o lo abbandoni o qualsiasi accidenti succeda. Legalizzare per le coppie dello stesso sesso la stepchild adoption significa dare due genitori a tutti quei bambini che, a oggi, ne hanno solo uno.

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Cosa succederà se verrà stralciata dal disegno di legge, come già si è affrettato a chiedere ancora una volta il solerte ministro dell’Interno? Nulla. Per chiarire, non è che i gay e le lesbiche diventeranno etero o non faranno più i figli. Non è che i bambini che già vivono in una famiglia omogenitoriale d’improvviso si troveranno in una casa con “una mamma e un papà”. No. Continueranno ad avere ai fini legali un solo genitore, come oggi. Poi ne nasceranno altri, e saranno sempre di più ma tutti nelle stesse condizioni: in una famiglia di fatto e senza tutele. Un genitore biologico e l’altro legalmente inesistente.

Dov’è la coscienza in tutto ciò? E dove l’etica? Invece di parlare di “temi etici”, scimmiottando il linguaggio d’Oltretevere, cominciamo a parlare di cattiveria. Perché solo la cattiveria può far credere a una persona di avere più diritti di un’altra. Mentre pensare che i figli altrui debbano essere meno tutelati dei propri appartiene a un’altra sfera ancora. Quella della mostruosità.

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