Primarie di Milano, con truppe cammellate cinesi per Beppe Sala

La comunità cinese di Milano deve votare Sala. Così alle Primarie arrivano in massa al Circolo 1° Maggio Isola-Zara e testimoniano il voto avvenuto. La lettera di un cittadino.

Primarie di Milano, con truppe cammellate cinesi per Beppe Sala
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6 Febbraio 2016 - 12.56


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Che Primarie sarebbero senza truppe cammellate! Così nella Milano del dopo-Expo cominciano le grandi manovre per nominare il candidato sindaco del centrosinistra. Da una parte il favorito e super appoggiato da Renzi, Giuseppe Sala. A competere la vicesindaca Francesca Balzani, sostenuta da Pisapia, e
Pierfrancesco Majorino, assessore alle politiche sociali e anima di un Pd che non batte ancora in sintonia con il Partito della nazione. Quarto candidato, con pochissime possibilità Antonio Iannetta.

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Non bastasse cominciano ad apparire gli appoggi importanti per Sala. Oltre a quello di Comunione e liberazione, delle Coop bianche e rosse, delle banche, appare all’orizzonte l’aiutino pratico della comunità cinese. A testimoniare le truppe cammellate in azione, un cittadino del quartiere Isola, Nicolò Doveri, che munito di macchina fotografica ha scattato delle immagini e ha mandato questa lettera sulle presunte irregolarità nel voto.

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“Buongiorno, sono un cittadino che abita in zona Isola. Stamane sono uscito di casa per andare a votare alle “primarie” presso il Circolo 1° Maggio Isola-Zara. Come spesso mi capita, ho portato la macchina fotografica per fare qualche scatto al quartiere nel giorno di mercato. Giunto al Circolo, ho trovato di fronte ad esso una piccola folla di persone orientali. In breve, ho compreso quanto stava accadendo ed ho fatto un po’ di foto che allego. Ho chiesto ad una delle persona in coda se fosse un elettore Pd e mi ha risposto: no, no, io sono per votare Sala, Giuseppe Sala. Ho domandato allora se lo conoscesse e la risposta è stata: no, non conosco; tutti cinesi vota Sala. Inoltre, ho notato che uscendo dal seggio, alcune delle persone a cui mi riferisco si scattavano selfie con tablet (vedi foto) e cellulari sullo sfondo dei manifesti elettorali, di fronte alla porta di ingresso. Cordiali saluti
Nicolò Doveri”.

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Questo il testo della lettera spedito a noi e a Radio Popolare, la radio che sta seguendo con maggiore attenzione queste primarie. Noi di Globalist, dopo aver verificato la presenza di numerosissimi giovani orientali nella lunga fila al seggio, pensiamo abbia ragione Doveri. Troppi votanti poco interessati al centrosinistra, ma utilmente in fila per votare Sala.

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Dopo il pezzo di Globalist la questione è diventata di interesse nazionale. Ovviamente non si tratta di un problema legato a un seggio importante milanese come quello dell’Isola, ma di qualcosa che va oltre ogni peggiore aspettativa. Sul Fatto quotidiano parla il presidente di seggio Bonaconsa, che ha detto di aver preso provvedimenti per arginare il fenomeno: “Ho visto una serie di operazioni sospette che sono avvenute: alcuni cinesi assistevano, altri volevano entrare per accompagnare l’amico e insegnargli come votare. Dopo 1,2,3 operazioni sospette ho deciso che doveva entrare un cinese alla volta”. Il rappresentante Pd ha raccontato di aver capito che i voti dei cinesi erano per Sala, perché erano loro stessi a mostrargli le schede: “Non capiscono e non sanno leggere l’italiano. Erano così ingenui che spesso non sapevano come votare e venivano da me a chiedermi se andava bene come avevano fatto”.

La reazione del Pd è stata sin dall’inizio sprezzante. L’idea dell’esistenza di truppe cammellate portate al voto da capibastone non li inquieta, anzi. Per alcuni – che hanno anche scritto a Globalist – si tratta di un esercizio di integrazione e di democrazia. Perbacco! Integrazione e democrazia con un meraviglioso tono alla moda di inconsapevolezza assoluta. Una nuova versione della democrazia, in cui un capo di comunità manda tutti al voto come un sol uomo. Forse non ci siamo… E anche il Pd, anche Sala e anche i piddiexpodipendenti potrebbero se non altro prendere le distanze.

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Capibastone. Diciamo che non si tratta di cinesi, di italiani o peruviani, ma di una modalità che a noi ricorda tristemente quella mafiosa, con pacchetti di voti in ostaggio di una democrazia vincolata a un certo tipo di potere. Perché se il Pd pensa che quello che sta accadendo nei seggi milanesi è legale, e che chi vota senza sapere neanche su che cosa, eserciti un diritto, alla stessa stregua possiamo considerare il voto di scambio nelle aree dove è una regola. Dove i pacchetti di voti viaggiano lungo l’asse di interessi poco chiari e sicuramente né legati al senso della democrazia né a quello dell’integrazione. Parliamo di pacchetti di voti, di qualcosa che somiglia al voto di scambio e che noi di Globalist, e non solo noi, abbiamo segnalato esercitando il diritto di cronaca e di critica (che è ancora possibile). Dopodiché avendo la sfera di cristallo probabilmente vincerà Sala e con lui il metodo Expo… L’importante è non accettarlo culturalmente, altrimenti la discesa verso forme di democrazia, limitata esclusivamente agli interessi del più forte e del più ricco, è inesorabile…

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