Calcio all'autonomia in Rai: l'Usigrai contro la riforma
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Calcio all'autonomia in Rai: l'Usigrai contro la riforma

Una riforma approvata tra le polemiche, perché il servizio pubblico si inginocchia ancora di più a Renzi

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22 Dicembre 2015 - 18.35


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Peluffo (Pd): Da FI E M5s polemiche inutili
“Sono molto curiose le critiche di Fi e M5S alla riforma, perchè evitano con cura di parlare del merito”. Lo dichiara Vinicio Peluffo, capogruppo Pd in Commissione Vigilanza Rai. “Fico fantastica sul futuro del M5S- spiega Peluffo- immaginando quello che farà una volta al governo, Romani si dedica all’elenco di tutte le occasioni sprecate di recente da FI, dal momento che mette insieme la riforma della Rai all’elezione dei giudici costituzionali”. “La verità è che il governo e’ riuscito a mantenere le promesse, approvando nei tempi previsti una riforma della governance Rai attesa da anni e che prevede un piano con impegni vincolanti sulla trasparenza, avvicina l’azienda alla normalità del codice civile e individua una figura, quella dell’amministratore delegato, pensata per circoscrivere in modo netto le responsabilità”, conclude Vinicio Peluffo.

Fnsi e Usigrai: Se prima la Rai era assoggettata ai partiti, dopo la riforma sarà “schiava” del governo Renzi. “Il Presidente del Consiglio aveva promesso di togliere la Rai ai partiti e restituirla ai cittadini. E invece l’ha messa alle dirette dipendenze del governo. Con un doppio colpo, Palazzo Chigi ha portato sotto il proprio diretto controllo i 2 pilastri dell’autonomia e dell’indipendenza dei Servizi Pubblici: fonti di nomina e finanziamenti”. È quanto hanno affermato in una nota congiunta il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, ed il segretario dell’Usigrai, Vittorio di Trapani.

“Da oggi – hanno detto – la Rai sarà guidata da un amministratore delegato, quindi da un capo azienda con molti più poteri, scelto direttamente dal governo. Allo stesso tempo, con la Legge di Stabilità, il governo si prende il controllo anno per anno anche dei finanziamenti del Servizio Pubblico, uno degli strumenti più forti per condizionare la gestione e le scelte editoriali della Rai. L’Italia è già da troppo tempo in fondo alle classifiche mondiali per la libertà di informazione”. “Ora c’è il concreto rischio di scivolare ancora più in basso”.

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