Riparte ufficialmente la prossima settimana in Senato l’iter per la riforma della legge sulla cittadinanza n.91 del 1992. Dopo l’approvazione alla Camera, il testo passa ora all’esame dell’altro ramo del Parlamento. Ma il cammino per l’approvazione definitiva della nuova legge (ddl 2092) si preannuncia tutto in salita. Dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre scorso a Parigi, infatti, il tema delle seconde generazioni è tornato al centro del dibattito politico. In Italia diversi esponenti del centrodestra, già contraria alla riforma, hanno tuonato contro l’introduzione dello ius soli alla nascita anche nel nostro paese. Dalla Lega Nord a Fratelli d’Italia fino a Forza Italia, si moltiplicano in questi giorni i “no” contro il ddl che prevede sia la cittadinanza alla nascita per i figli di stranieri legalmente residenti nel nostro paese e titolari di carta di soggiorno (ius soli) , sia per i ragazzi che arrivano da piccoli e frequentano le scuole in Italia (ius culturae). Il Governo è deciso ad andare avanti, ma ora il rischio è che vengano introdotte altre restrizioni a una legge già considerata da molti “un compromesso al ribasso”.
La Lega frena e annuncia questioni pregiudiziali sul testo. Il primo ostacolo potrebbe presentarsi proprio martedì 1 dicembre, la data fissata per l’avvio dei lavori in Senato, dopo la riunione convocata ieri presso l’Ufficio di presidenza. La Lega Nord ha infatti intenzione di presentare alcune questioni pregiudiziali sul testo della legge, per tentare di bloccare sul nascere la discussione. Le eventuali pregiudiziali (non si sa ancora se riferite alla costituzionalità o al merito della legge) dovranno essere messe ai voti e solo dopo la loro bocciatura si potrà andare avanti e iniziare la discussione vera e propria. Intanto il centrodestra compatto continua a tuonare contro la nuova legge. “Invito la maggioranza a riflettere sul modo troppo frettoloso con il quale si sta discutendo in Parlamento di ius soli – ha dichiarato l’onorevole Laura Ravetto (Forza Italia), presidente del Comitato Schengen, in una recente intervista al quotidiano Il Tempo -. Vogliamo per caso replicare in Italia un modello che in Francia ha dimostrato di non funzionare? La politica europea dell’integrazione ha fallito. A volte sono gli immigrati a non volersi integrare, o magari siamo noi che non siamo nelle condizioni di poterli assimilare nella nostra società. Siamo sicuri che sia il caso di regalare passaporti a tutti?”. Sulla stessa scia la collega di partito Deborah Bergamini, Maurizio Gasparri ma anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini che continuano a parlare di ius soli come “un pericolo”.
La relatrice al Senato: “Determinati ad andare avanti”. Per arrivare a un’approvazione, oltre a superare, dunque, gli eventuali intoppi burocratici bisognerà anche mediare rispetto a posizioni che si stanno sempre più radicalizzando. Il compito, non facile, è affidato alla senatrice Doris Lo Moro, magistrato ed esponente della cosiddetta minoranza Pd, nominata relatrice del ddl 2096 in Senato. “L’intenzione mia e del Governo ad andare fino in fondo c’è – sottolinea – . Ma la discussione è tutta da costruire, anche perché affronteremo questo tema in un momento molto delicato. La paura che il percorso ora diventi più difficile esiste – aggiunge –l’annuncio della pregiudiziale è un segnale forte, ma io, lo ripeto, sono determinata”. L’intenzione del governo, dunque,è quella di portare a casa una riforma attesa da anni anche per dare un segnale di integrazione a chi è nato o vive nel nostro paese e che, oggi, è ancora considerato straniero in patria. “Vogliamo evitare che si confondano temi che non hanno niente a che fare tra loro – aggiunge Lo Moro-. L’emergenza è un conto, ma questa è una risposta a un’immigrazione stanziale e decennale presente nel nostro paese”.
Le incognite sul futuro della legge. Le premesse, dunque, lasciano immaginare che sul testo di riforma si scatenerà un dibattito acceso. E che sarà difficile modificarlo, in senso meno restrittivo, come auspicato da diverse parti, dopo la sua approvazione alla Camera. Ad essere criticata, in particolare, era stata la scelta di introdurre come principio per lo ius soli alla nascita il criterio della carta di soggiorno (permesso Ue per lungo soggiornanti) dei genitori, perché considerato discriminante e ingiusto. Ma nel clima con cui si riavvia la discussione, il timore è che anziché toglierne vengano aggiunti ulteriori paletti.