Unioni civili, i dem: libertà di coscienza sulle adozioni

Scontro tra Pd e i centristi, nonostante la libertà di voto arrivata dai vertici dei democratici. Alfano: 'Sui bambini non si scherza'.

Una coppia gay
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13 Ottobre 2015 - 15.27


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E’ scontro sulle unioni civili nella maggioranza: il muro contro muro è tra il Pd e i centristi di Ap. La discussione è incentrata soprattutto sul tema della “stepchild adoption”. L’indicazione arrivata dagli schieramenti ai parlamentari è di votare solo su indicazione della propria coscienza alla riunione dell’ufficio di presidenza, convocata sul tema. Una decisione che “per noi è molto importante”, ha detto il senatore dell’area cattolica Dem Stefano Lepri. I centristi di Ap hanno però già fatto sapere ce si opporranno e voteranno no alla capigruppo contro la richiesta del Pd di calendarizzare il ddl in Aula subito dopo le riforme.

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Renzi: c’è l’accordo. “Nel merito ci sono le opinioni più disparate, direi che sul 95% della legge c’è l’accordo di tutti, rimangono un paio di questioni. Una, più che delle adozioni in quanto tale, è sull’adozione del figlio del partner, si chiama stepchild adoption, vale a dire se due persone dello stesso sesso stanno insieme, come consentire dare a dei diritti o dei doveri al partner”, ha specificato invece il pemier Matteo Renzi a proposito del ddl sulle unioni civili. Renzi ha sottolineato che “su queste tematiche, che sono anche molto divisive, c’è un’opinione molto interessata all’argomento, ma anche molto divisa nel merito, e saranno affrontate quando riusciremo finalmente a portare la discussione in Aula”.


Alfano: sui bambini non si scherza.
Sulla questione è intervenuto di nuovo il ministro dell’Interno, e leader dell’Ncd, Angelino Alfano, che a margine di una visita a Londra ha espresso il suo parere favorevole per ampliare “i diritti patrimoniali anche per coppie dello stesso sesso”, ma ha ribadito il suo secco “no all’adottabilità dei figli” perché “i bambini hanno diritto a una mamma e a un papà e con i bambini non si scherza”. Alfano ha poi notato che la questione non fa parte del programma concordato dalla maggioranza ed esclude qualunque “ricatto” al governo.

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