La resa di Ignazio Marino: si è dimesso
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La resa di Ignazio Marino: si è dimesso

Dopo un braccio di ferro infinito, il sindaco di Roma Ignazio Marino si è dimesso. Aveva resistito a Mafia Capitale crolla sotto il peso degli scontrini.

La resa di Ignazio Marino: si è dimesso
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8 Ottobre 2015 - 19.01


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Si è dimesso in serata il sindaco di Roma Ignazio Marino. L’addio è arrivato dopo il pressing del Pd e le dimissioni del vicesindaco e di due assessori. Per Marino è stata una giornata sotto assedio, col rischio di una sfiducia da parte del Pd. Orfini nel pomeriggio ha incontrato gli assessori, poi una delegazione è andata dal sindaco: ‘E’ finita’. Presidi in piazza e pro e contro.

“Care romane e cari romani, ho molto riflettuto prima di assumere la mia decisione. L’ho fatto avendo come unica stella polare l’interesse della Capitale d’Italia, della mia città”. “Presento le mie dimissioni – spiega -. Sapendo che queste possono per legge essere ritirate entro venti giorni. Non è un’astuzia la mia: è la ricerca di una verifica seria se è ancora possibile ricostruire queste condizioni politiche”.

Marco Causi, assessore Pd dimissionario, e Alfonso Sabella si sono recati in Campidoglio per vedere il sindaco Marino dopo un incontro col commissario Pd di Roma, Matteo Orfini. A quanto si apprende i due hanno il compito di comunicare al sindaco che “è finita ed è meglio dimettersi”.

Piazza del Campidoglio trasformata in una sorta di stadio. E le ‘curve’ si fronteggiano a suon di slogan: da una parte i supporter del sindaco di Roma al grido ‘Marino resisti’; dall’altra le opposizioni che replicano con il coro ‘Dimissioni’. Le forze dell’ordine si sono schierate in cordone tra le due fazioni.



E’ stato fissato per oggi alle 19.00 l’incontro tra il commissario del Pd Roma, Matteo Orfini, e i presidenti di Municipio di Roma. Questi ultimi andranno al Nazareno al termine dell’incontro avuto con il sindaco di Roma, Ignazio Marino, intenzionato a non dimettersi dalla sua carica.



Il Pd va verso la mozione di sfiducia a Ignazio Marino. E’ quanto si è appreso da ambienti dem alla luce della resistenza del sindaco a dare le dimissioni nonostante il pressing dei partiti di maggioranza.

Il destino di Ignazio Marino è appeso alle decisioni di Matteo Orfini. Il primo cittadino vuole resistere. Per questo, proprio in questo momento, il sindaco è a colloquio con i consiglieri comunali e i presidenti di Municipio per capire se il loro appoggio resta immutato oppure no. Contemporaneamente gli assessori del Pd, quelli che non hanno ancora rimesso il mandato, hanno lasciato la giunta per andare a colloquio dal commissario del Pd Roma, Matteo Orfini, al Nazareno. L’unico modo per Marino di restare in sella, dunque, è verificare se ha ancora una maggioranza. La verifica e’ in corso su due livelli: in Campidoglio con i consiglieri e presidenti di Municipio, da Orfini gli assessori ancora non dimessi. Ovviamente, fanno sapere fonti del Campidoglio, se dal Pd nazionale e da Orfini venisse meno la fiducia potrebbe venire meno anche quella dei consiglieri ancora convinti di continuare. E Marino sarebbe costretto a fare un passo indietro. Tutto e’ dunque e’ nelle mani di Orfini.

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Si è dimessa anche l’assessore al Turismo di Roma Luigina Di Liegro. A quanto si apprende lei sarebbe la terza a lasciare della giunta di Ignazio Marino. Anche Luigina di Liegro era entrata in giunta con Causi, Esposito e Rossi Doria nell’ultimo rimpasto, quello che avrebbe dovuto aprire la “fase due” della giunta Marino.

Marino è debole. Circolano voci insistenti di un’uscita di scena volontaria del sindaco. Ultimatum di Pd e Sel: se non lascerà il suo incarico entro le 16 dovrà affrontare la sfiducia in Campidoglio.

Intanto lasciano il vice sindaco Marco Causi e l’assessore ai Trasporti Stefano Esposito.



Dopo la figura da imbucato a Philadelphia, ora lo scandalo cene. L’apertura dell’inchiesta sulle [url”Spese pazze”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=79649&typeb=0&marino-restituiro-tutto-ma-non-mi-dimetto[/url] del sindaco di Roma, arriva la rottura anche con quella parte del Pd che finora lo aveva protetto. Nessuno prova più a difenderlo, neppure Matteo Orfini. Che mercoledì ha detto: “Adesso mi tocca anche occuparmi di scontrini”. Sel ha chiesto un passo indietro del sindaco e oggi pomeriggio incontrerà il commissario del Pd nel quale si valuterà una exit strategy per uscire dall’empasse politica che sembra gravare sul Campidoglio. Sul tavolo una possibile mozione di sfiducia o azioni comunque risolutive. In mattinata è stata convocata le giunta. E’ slittata già due volte la la riunione della giunta convocata in un primo tempo per le 11 e slittata fino alle 13. Il sindaco sarebbe riunito con il suo vice Marco Causi. Confermato invece l’incontro tra il commissario del Pd Matteo Orfini e il segretario Sel Paolo Cento. Sarà proprio nella loro riuniune che si deciderà se sfiduciare in Aula il primo cittadino.



Intanto anche gli assessori dem si allontanano dalla figura del sindaco. Da questa mattina, infatti, il Marino è chiuso nel suo studio insieme ai fedelissimi per stabilire il percorso di uscita. Che tutti gli hanno ormai consigliato. “Penso che la situazione così com’è ci porterà inevitabilmente alla fine di questa amministrazione”, ha detto l’assessore comunale ai Trasporti, Stefano Esposito, intervenendo a SkyTg24


Il sindaco resta in trincea e ieri ha promesso che pagherà di tasca sua tutte le spese sostenute con la carta di credito del Comune di Roma. Ma [url”la Procura di Roma avverte”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=79672&typeb=0&la-procura-anche-se-restituisce-i-soldi-la-posizione-di-marino-non-cambia[/url]: anche se restituisse l’inchiesta va avanti e il peculato ci sarebbe comunque.


Renzi Dopo un vertice notturno a Palazzo Chigi, infatti, Matteo Renzi ha fatto sapere di non essere più disposto a tollerare la permanenza di Marino a Palazzo Senatorio un minuto di più. Circolano le voci di una telefonata tesa tra lo stesso Orfini e Matteo Renzi, con il premier che avrebbe rimproverato al presidente dem di aver voluto salvare a tutti i costi il sindaco.


Se infatti fosse stato per il premier il sindaco da tempo non avrebbe più avuto la sedia al campidoglio.



“Ora tocca a Renzi decidere”, ripetono in coro tutti i dirigenti del Pd. Se prima era solo il problema di un sindaco che “non sa governare la città”, adesso c’è di mezzo un’indagine per peculato. Che non fa bene all’immagine del Partito a cui tanto tiene Renzi.

Adesso sono due i problemi che il Partito democratico deve affrontare: evitare le elezioni in primavera ma aspettare l’autunno 2016. E soprattutto convincere il politico-chirurgo a mollare la poltrona.


Il clima A far il punto sul clima del partito rispetto al caso Marino ci sono le parole di Anzaldi. “Roma merita questo stillicidio? E tutto questo quanto danneggia i dem nazionali?”. Il deputato Pd Michele Anzaldi interviene decisamente sulla questione Roma e le ultime polemiche che hanno investito il sindaco Ignazio Marino in un articolo sull’Huffington Post. “Di fronte alla continua emergenza, alle polemiche ricorrenti, ai disservizi documentati incessantemente dai cittadini, il Pd non può più rimandare l’avvio di una seria riflessione al proprio interno -scrive in una nota- Serve una discussione ampia: è giusto che l’Amministrazione della città vada avanti così?”. “L’ultimo caso riguarda i viaggi all’estero e le spese del sindaco, i pasticci sulle versioni contrastanti, le retromarce e le smentite, lo scontro addirittura con Papa Francesco, la sconfessione della Comunità di Sant’Egidio che è dovuta intervenire nei notiziari tv con il suo portavoce -continua Anzaldi- si tratta di capire se il Pd stia ora facendo ciò che veramente è giusto per la città. E’ sostenibile lasciare che il Campidoglio sia esposto a contrasti continui, in una situazione che blocca completamente l’attività amministrativa?”. Anzaldi elenca le tante difficoltà di Roma: “il calvario dei trasporti, i numeri sulla differenziata ancora lontani dagli obiettivi di una città realmente europea, il guaio dell’Auditorium rimasto senza vertici amministrativi, il Palazzo delle Esposizioni, alla cui guida era stato chiamato un manager del calibro di Franco Bernabé poi lasciato andare via”. “In partite importanti, come quella su Fiumicino, si fatica a vedere un qualsiasi ruolo del Comune. Per non parlare dei continui fronti aperti dall’Amministrazione con tutta la sua galassia di dipendenti comunali, dai vigili ai conducenti Atac, fino agli operatori Ama”, conclude il deputato Pd.


Le opposizioni Dure anche le opposizioni. Beppe Grillo su twitter, Marino dimettiti – “#marinodimettiti e Roma subito al voto!”. Lo scrive Beppe Grillo sul suo profilo twitter dopo la conferenza stampa indetta a Montecitorio da deputati e consiglieri del M5s sulle spese di rappresentanza del sindaco.





Mentre il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista nel corso di una conferenza stampa sulle spese di rappresentanza del sindaco.”Non è più una questione di legittimità, ora è diventata una questione morale per questo Marino si deve dimettere”. “Abbiamo chiesto più volte le dimissioni di Marino – ha aggiunto – soprattutto alla luce delle bugie in merito alla cena con la Comunità di Sant’Egidio che poi ha smentito”.

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