Corpi civili di pace, per 500 giovani si aprono le porte delle aree a rischio
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Corpi civili di pace, per 500 giovani si aprono le porte delle aree a rischio

Dopo una lunga attesa, arriva alla fase attuativa la sperimentazione dei Corpi civili di pace.

Corpi civili di pace, per 500 giovani si aprono le porte delle aree a rischio
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20 Maggio 2015 - 17.22


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Previsti dalla legge di Stabilità del dicembre 2013 grazie a un emendamento presentato dall’on. Giulio Marcon (Sel), dopo una lunga attesa arriva finalmente alla fase attuativa la sperimentazione dei Corpi civili di pace. L’annuncio è arrivato ieri dal Sottosegretario con delega al servizio civile, on. Luigi Bobba, che ha specificato come “sia stato registrato dalla Corte dei Conti il decreto interministeriale, che disciplina l’organizzazione del contingente di Corpi civili di Pace.

Il decreto, che è in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, prevede l’invio di 500 giovani volontari che svolgeranno azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto e nelle aree di emergenza ambientale”.

“Soddisfazione” per l’approvazione del decreto è espressa da Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Disarmo, che insieme a varie realtà pacifiste e nonviolente tra cui la Cnesc e il Tavolo Interventi Civili di Pace, ha sostenuto finora la proposta. “Fin dall’inizio – ricorda Vignarca – abbiamo collaborato con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile per avviare questa sperimentazione. Per noi è importante che segni una reale alternativa ai modelli di intervento esistenti”.

“L’intervento dei Corpi civili di Pace – spiega poi in una nota il Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile – sarà realizzato in vari campi di azione: a) sostegno ai processi di democratizzazione, di mediazione e di riconciliazione; b) sostegno alle capacità operative e tecniche della società civile locale, anche tramite l’attivazione di reti tra persone, organizzazioni e istituzioni, per la risoluzione dei conflitti; c) monitoraggio del rispetto dei diritti umani e del diritto umanitario; d) attività umanitarie, inclusi il sostegno a profughi, sfollati e migranti, il reinserimento sociale degli excombattenti, la facilitazione dei rapporti tra le comunità residenti e i profughi, sfollati e migranti giunti nel medesimo territorio; e) educazione alla pace; f) sostegno alla popolazione civile che fronteggia emergenze ambientali, nella prevenzione e gestione dei conflitti generati da tali emergenze”.

Tempo 60 giorni dall’entrata in vigore del decreto e dovrebbero venir disciplinate anche le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale da realizzare per la sperimentazione dei corpi civili di pace, unitamente ai criteri per la selezione e la valutazione degli stessi. “In uno scenario internazionale in cui spesso sembra prevalere la logica del terrore, dell’uso della forza, del ricorso al conflitto armato, – ha commentato il Sottosegretario Bobba – questo modello sperimentale si propone l’obiettivo della ricerca di vie alternative all’uso della forza militare quale strumento principe per la risoluzione dei conflitti. Si punta sul fattore umano e sulla cooperazione tra persone, gruppi sociali e popoli in linea con la vocazione che da sempre distingue il nostro Paese nel costruire azioni di solidarietà, di dialogo e di pace nel mondo”. “E’ anche importante sottolineare – aggiunge il Sottosegretario- che i Corpi civili di Pace saranno coinvolti nel compito ambizioso di sostenere le capacità operative e tecniche della società civile e delle istituzioni. Ciò richiede competenze, capacità e sensibilità particolari, che non mancheranno, di certo, ai giovani che sceglieranno di impegnarsi su “nuovi fronti”, anche grazie ad una formazione mirata e qualificata, appositamente prevista dal decreto. I giovani – conclude Bobba- saranno impegnati in aree critiche, pertanto, nella fase preparatoria sarà posta particolare attenzione alle condizioni di sicurezza che dovranno garantire la loro incolumità”. “Dopo 17 mesi di attesa chiediamo che ora non si abbia fretta – aggiunge da ultimo ancora Vignarca -. La sperimentazione era prevista in tre anni, speriamo si abbia il tempo di sviluppare tutte le fasi, a partire da quella della progettazione, nei tempi giusti”.

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