Mattarella al Colle: il capolavoro di Renzi
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Mattarella al Colle: il capolavoro di Renzi

Il Pd si è ricompattato mentre per Berlusconi si è trattata di una sconfitta: meglio di Machiavelli.

Mattarella al Colle: il capolavoro di Renzi
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31 Gennaio 2015 - 12.27


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di Giancarlo Governi

E’ stato il trionfo di Matteo Renzi, della sua determinazione e anche del suo decisionismo, un insulto all’epoca di Craxi dove non si decideva mai niente e ci si faceva travolgere dagli eventi, ma che oggi è diventata una virtù politica importante. Renzi ha capito che era necessario fare in fretta, di andarsi a cercare le maggioranze tra chi era disponibile, avendo lui ereditato un altro risultato sciagurato del “porcellum” che ci ha consegnato un Parlamento senza una maggioranza politicamente coerente e naturale, ed avendo preso in mano un partito dove una frangia minoritaria si è fatta prendere da mal di pancia proprio per la politica del segretario.

Renzi, proponendo Mattarella come nome secco, ha preso tutti di contropiede. Anche il suo partito che non poteva dire di no a un nome di garanzia così importante che proviene dalle sue fila fin dalla fondazione. Con Mattarella, Renzi ha ricompattato il suo partito che si era trovato diviso due anni fa quando fu sciaguratamente abbattuto il nome più prestigioso di Romano Prodi, il fondatore dell’Ulivo e l’unico capace di battere Berlusconi. E una volta unito il suo partito ha potuto calare la carta forte sul tavolo verde creando lo scompiglio nelle fila dei suoi alleati di governo e anche nelle fila dei suoi alleati del cosiddetto patto del Nazzareno.

I risultati ottenuti dal “ragazzo Renzi” sono quattro. Innanzi tutto ha portato, nella prima votazione utile un uomo degno e importante al Quirinale, un personaggio che sicuramente lo aiuterà nella riforma delle istituzione a cui ha già dato inizio e che deve essere portata a compimento. In secondo luogo ha ricompattato il suo partito, mettendo con le spalle al muro la minoranza rumorosa, tarpando le ali a ogni tentazione scissionistica. In terzo luogo, ottenendo il voto su Mattarella del gruppo di Alfano, ha operato una frattura definitiva nel centro destra . Infine ha messo in crisi Berlusconi che sembra in preda alle divisioni nel suo partito che lo hanno portato a rinunciare ai suoi colpi di teatro a cui ci ha abituato in questi venti anni di seconda repubblica.
Oggi i commandos di Berlusconi (i vari Brunetta, Gasparri, Santanché… ) minacciano sfracelli sulle riforme ancora non approvate definitivamente ma non credo che Berlusconi, che rimane il vero dominus di Forza Italia, voglia fare la figura dello sconfitto che agli occhi di quello che rimane del suo elettorato lo farebbe decadere per sempre.

Che dire infine, al termine di questa giornata storica? Chapeau al “ragazzo Renzi” un decisionista che con la sua freschezza e la sua spregiudicatezza sta veramente sparigliando la politica italiana. E che sembra aver assimilato la lezione del suo grande concittadino, Niccolò Machiavelli. Soltanto quelli che volevano mettere i bastoni fra le ruote a tutti i costi non avevano capito che il cosiddetto patto del Nazzareno era soltanto in funzione delle riforme istituzionali e della legge elettorale. Ora che le riforme sono in dirittura di arrivo, non aveva più senso mantenere il patto anche sulla elezione del Presidente della Repubblica. E’ la politica, bellezza!

Noi ci siamo espressi a favore di Romano Prodi, che sarebbe stata una vera occasione per l’Italia, ma ci rendiamo conto che, su questo nome prestigioso, si sarebbe corso il rischio di non raggiungere questo risultato unitario. E quindi benvenuto a Sergio Mattarella!

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