Berlinguer e l'Italia di oggi
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Berlinguer e l'Italia di oggi

La Prima Repubblica è stata cancellata, con le sue luci e le sue ombre. Qualcuno vuol far sopravvivere solo Berlinguer. Ma è una scorciatoia. Il problema è la Politica.

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redazione Modifica articolo

7 Giugno 2014 - 17.40


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Sono i giorni giusti per commemorare Enrico Berlinguer? Sì, probabilmente lo sono. Questo disfacimento che tutto coinvolge e tutto cancella è figlio forse di quella questione morale per cui Berlinguer viene ricordato, giustamente?

Io non credo. Io credo che guardando alla Prima Repubblica si dovrebbe avere il coraggio di vedere tutte le sue ombre e tutte le sue luci: democristiane, socialiste, repubblicane, liberali, socialdemocratiche, comuniste. Tutte. E vi sembrano poche? A me no. Da De Gasperi a Saragat, da Pertini a Moro, da Berlinguer a Riccardo Lombardi, da La Malfa a Ingrao, da Marcora ad Antonio Giolitti, le luci della Prima Repubblica sono tantissime, diverse, diversamente colorate, tutte icone di un’Italia che non si vede più. Merito di Mani Pulite.

Il vecchio adagio per cui c’è sempre uno più puro che ti epura vale ancora oggi, vale soprattutto guardando a tanto tempo di distanza a Mani Pulite, ai suoi obiettivi, ai suoi prodotti.

Quando avevamo una democrazia bloccata un certo sistema si giustificava, con le sue brutture ovviamente, cioè le tangenti. Ma erano inserite in una lotta per la politica, l’una e l’altra erano tali. Poi mani pulite ha risposto alla domanda: servono ancora queste tangenti in un mondo senza più muri? In realtà quella domanda alla quali tanti risposero “no!!!!!!!!!!!!!!” era un’altra: quella domanda era, “serve ancora la politica?” Dietro Mani Pulite c’era una visione alla Fukuyama, da fine della storia. Se è finita la storia è finita anche la politica, e con essa le tangenti, vieppiù se “pentapartite”.

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Il prodotto lo dovremmo conoscere abbastanza bene: la fine della politica, la sua sostituzione con partiti plastificati e personali. E quando non c’è la politica le tangenti diventano malaffare.

Oggi pensare di tornare all’Italia della Prima Repubblica è impossibile, ma seguitare a sognare che si possa risolvere la “questione morale” ponendola in termini morali, o penali, e non in termini politici è assurdo.

Berlinguer è stato un protagonista di quella fase politica, la sua intervista sulla Nato è stata probabilmente la sua pagina più nobile, la scelta sulla scala mobile probabilmente il suo errore più noto. Ma le altre pagine della storia della Prima Repubblica sono altrettanto belle, meriterebbero analogo racconto, per i pro e per i contro. L’altra storia invece? La storia dei tribunali televisivi, la storia di questa Italia senza politica, è un’agonia.

Se ci vogliamo salvare lasciamo stare i facili moralismi, odiosi e infruttuosi, guardiamo in faccia le politiche possibili, e convinciamoci che oggi il problema è che a governare l’epoca globalizzata non c’è una politica globalizzata. E restando nelle ridotte nazionali i partiti possono solo gestire affarucci o affaroni, non fare politica. Basta con Mani Pulite, riprendiamo la “politica”. E’ indispensabile, perché la storia non è finita.

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di R.C.

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