Italicum: bocciate quote rosa e preferenze

Il dibattito sulla parità di genere, che la nuova legge elettorale non rispetta, ha fatto slittare i lavori dell'aula.

Italicum: bocciate quote rosa e preferenze
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6 Marzo 2014 - 21.38


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Non bastavano le polemiche su come è stato costruito il cosiddetto Italicum, su come è stato raggiunto l’accordo Renzi-Berlusconi, sul fatto che varrà solo per la Camera e non per il Senato. A complicare il percorso della riforma elettorale in Parlamento ci si mette anche la questione della parità dei sessi, che ha scatenato una vera e propria rivolta tra le deputate.

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Nel mirino la nuova normativa che prevede di mettere in lista al massimo due nominativi maschili o femminili consecutivi, una disposizione che potrebbe far sì che alla guida delle liste – come capolisti – ci siano solo nomi di uomini. Tre gli emendamenti presentati da Roberta Agostini del Pd per modificare questo aspetto della nuova legge: parità uomo-donna nelle liste bloccate, 50% di donne capolista o almeno un meccanismo per tenere il numero di candidati uomini sotto il 60%. Emendamenti che trovano l’appoggio delle parlamentari, che presto invieranno una lettera al premier Matteo Renzi per chiedere il suo sostegno. Intanto incassano quello della presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha chiesto che “la legge elettorale rispetti le donne”.

Prese di posizione che hanno fortemente rallentato i lavori dell’Aula e l’analisi degli emendamenti, costringendo a rinviare il voto finale al prossimo lunedì, contrariamente a quanto auspicava Renzi che voleva chiudere la questione entro questo venerdì. Le riunioni dei gruppi alla ricerca ancora di un accordo, soprattutto sulla rappresentanza di genere, hanno preso il sopravvento sui lavori d’Aula. Intanto Berlusconi ha dato la sua disponibilità sul tema ma in cambio ha chiesto il Salva-Lega.

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Preferenze e quote rosa.

Niente da fare per le preferenze né per l’alternanza di genere se si esprimono due voti di preferenza. L’aula della Camera ha bocciato il primo degli emendamenti alla riforma elettorale che introducono il voto di preferenza, rispetto alle liste bloccate previste dal testo. I no sono stati 278, i si’ 236, gli astenuti 2.

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L’emendamento era stato presentato dal capogruppo del Misto, Pino Pisicchio, appoggiato anche da Sel, Lega, FdI e PI. I 5 Stelle, con Fabiana Dadone, si e’ detto “favorevole ad aprire almeno un dibattito” sul punto. L’emendamento prevedeva la possibilità di “esprimere fino a due voti di preferenza e, nel caso in cui vengano espressi entrambi, essi devono riguardare due candidati di sesso diverso compresi nella stessa lista, pena l’annullamento del voto di preferenza”. La discussione ha avuto toni accesi: alcuni esponenti del Pd (come Rosi Bindi e il lettiano Marco Meloni) si sono pronunciati a favore della modifica. I presentatori dell’emendamento (Pino Pisicchio, Giancarlo Giorgetti e Gennaro Migliore) sono dunque tornati sui propri passi chiedendo nuovamente che si votasse a scrutinio segreto. Finito con la bocciatura.

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