La cultura, si sa, è di casa nella sinistra italiana. Il cinema poi, più che mai, soprattutto da quando il Veltroni direttore de L’Unità vendeva i VHS con il giornale. E, come a contraccambiare, Moretti dettava la linea politica.
Col tempo, il rapporto tra il cinema e la sinistra italiana è mutato rimanendo comunque saldo. Da quando c’è il Pd, infatti, è tutta una grande commedia all’italiana. In questa commedia, però, a volte si finisce per sconfinare in sceneggiature che, generalmente (almeno così raccontano), dovrebbero appartenere al centro destra: il conflitto d’interessi.
La notizia che della comparsata del neo ministro Marianna Madia nel film “Pazze di me” rischia di passare solo con un fatto di gossip o di eleganza, dove si giudica se sia opportuno o meno che un deputato (al momento dell’uscita del film) appaia in una commedia. Così facendo, però, non si evidenzia abbastanza l’enorme conflitto d’interessi che c’è dietro a tutto questo. Il finanziamento di 315.895 euro dato dalla Regione Lazio nell’ambito degli “Interventi regionali per il cinema e l’audiovisivo” è una cosa assolutamente regolare. Ma moralmente discutibile. Perché il contributo regionale è stato dato alla casa di produzione “Wildside” che vanta tra i soci Saverio Costanzo (figlio di Maurizio, ben introdotto negli ambienti della sinistra), Lorenzo Mieli (figlio di Paolo, ben introdotto in tutti gli ambienti) e Mario Gianani, marito di Marianna Madia.
E va pur bene aiutare il cinema, soprattutto se il fratello del governatore della Regione fa di professione l’attore, ma un po’ di attenzione in più ci stava bene. Perché questo è un puro e semplice conflitto d’interessi. Ciak, si gira.
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Argomenti: matteo renzi