Renzi apre la crisi di governo
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Renzi apre la crisi di governo

L'assemblea della direzione nazionale del Pd approva il piano proposto dal segretario: 136 i voti a favore, 16 i contrari e 2 astenuti. Domani le dimissioni di Letta.

Renzi apre la crisi di governo
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13 Febbraio 2014 - 14.58


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Con 136 voti a favore, 16 contrari e 2 astenuti è stato approvato il piano proposto da Matteo Renzi alla direzione nazionale del Pd. Domani il premier Enrico Letta salirà al Quirinale per presentare le sue dimissioni.

Oggi è il giorno della resa dei conti. Tutti i nodi sono venuti al pettine durante la direzione del Pd, convocata per decidere il futuro del governo: i democratici cercheranno di far dimettere Letta e mandare il rottamatore a Palazzo Chigi. Colpo di scena a poco più di mezz’ora dall’inizio: “Non vengo in Direzione; si decida con serenità”, ha comunicato il premier.

“Non faremo processo al governo, ma se siamo in condizioni di aprire pagina nuova”. Così Matteo Renzi ha aperto la direzione leggendo poi il testo della mozione da votare in cui si chiede un “nuovo esecutivo”. “Non è un derby, siamo di fronte ad un bivio: è l’occasione chiara di tornare alle elezioni o possiamo trasformare questa legislatura in Costituente”, ha aggiunto. E poi si è rivolto a chi ha parlato di staffetta: “Non si tratta di staffetta o non staffetta. Staffetta è quando si va nella stesa direzione e alla stessa intensità, non quando si prova a cambiare ritmo”.

Il sindaco di Firenze ha poi sottolineato: “La strada delle elezioni ha una suggestione e un fascino”. Ma “ancora oggi non abbiamo una normativa elettorale in grado di garantire la certezza della vittoria”. Avrebbero un “valore purificatore” ma “in questo momento non riuscirebbero a risolvere i problemi nel Paese”.

“Mettersi in gioco adesso ha un elemento di rischio personale”, ha detto ancora Renzi nel corso della direzione Pd. Chi fa politica, sostiene però, “ha il dovere di rischiare in alcuni momenti. Vale anche per me. Ma questo non è un rischio personale, è il rischio del Pd che deve prendersi la responsabilità di ciò che sta accadendo”. Cambiare strada, dice ancora, “non è un derby caratteriale” ma “la buona regola della politica”.

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“Quella di un nuovo governo è una scelta azzardata”, ha ammesso poi il segretario del Pd, ma, ha spiegato, “può avere senso se hai il coraggio di dire alle realtà europee che l’obiettivo è il 2018 con riforme elettorali, costituzionali e il tentativo di cambiare le regole a partire da una burocrazia opprimente”.

E ancora: “Il rilancio radicale che immaginiamo non suoni come polemica verso Letta né dal punto di vista personale nei confronti di Enrico né verso il governo che ha affrontato momenti di grande incertezza e turbolenza nell’ultimo anno”. “Parlano dell’ambizione smisurata di Renzi, del Pd. Vi aspetterete che smentisca queste parole e invece non lo faccio. Dobbiamo avere un’ambizione smisurata. Il segretario, come l’ultimo delegato”, ha aggiunto.


Il piano del segretario
– Ecco i punti del documento letto da Matteo Renzi davanti alla direzione nazionale di oggi:

• esaminata la situazione politica e i recenti sviluppi, ringrazia il Presidente del Consiglio Enrico Letta per il notevole lavoro svolto alla guida del governo – esecutivo di servizio, nato in un momento delicato dal punto di vista politico, economico e sociale – e per il significativo apporto dato, in particolar modo per il raggiungimento degli obiettivi europei;

• assume il documento Impegno Italia come contributo per affrontare i problemi del Paese;

• rileva la necessità e l’urgenza di aprire una fase nuova, con un nuovo esecutivo che si ponga l’orizzonte naturale della legislatura, da condividere con l’attuale coalizione di governo e con un programma aperto alle istanze rappresentate dalle forze sociali ed economiche italiane;

• invita i nuovi organismi dirigenti, legittimati dal Congresso appena svolto, ad assumere tutte le responsabilità di fronte alla situazione che si è determinata per consentire all’Italia di affrontare la crisi istituzionale, sociale ed economica, portando a compimento il cammino delle riforme avviato con la nuova legge elettorale e le proposte di riforma costituzionale riguardanti il Titolo V e la trasformazione del Senato della Repubblica.

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Renzi evita i giornalisti – Intanto il segretario del Pd, Matteo Renzi, giunto nella sede del partito al Largo del Nazareno, è entrato da uno degli ingressi secondari dell’edificio. Il segretario non ha risposto alle domande dei cronisti e prima di fare il suo ingresso è stato anche bloccato per qualche secondo da un gruppo di lavoratori ex Lsu che stanno protestando da questa mattina.

Alfano e Toti – “Il governo – ha affermato il leader di Ncd, Angelino Alfano – non è un trovatello perché sostenuto dal Pd. A questo punto siano loro a parlare chiaro”. “Non so quanto potrebbe reggere Renzi al governo. Abbiamo assistito a uno scontro di potere, non a un confronto di idee”, ha affermato Giovanni Toti di Forza Italia.

Sede Pd blindata – La tensione si avverte anche all’esterno. La sede del Pd è letteralmente blindata da parte delle Forze dell’ordine: quattro furgoni della Celere bloccano infatti dai due lati via di sant’Andrea delle Fratte, dove si trova l’ingresso principale del partito, mentre lungo la strada sostano numerosi poliziotti con alla cinta i caschi antisommossa. Una schiera di agenti blocca anche i tre ingressi della sede del Pd per evitare che entrino persone estranee alla direzione.

Letta non partecipa alla direzione – “Carissimi – ha scritto in una lettera inviata alla direzione – penso che, in una giornata importante come questa, sia fondamentale che la discussione si sviluppi, e le decisioni conseguenti siano assunte, con la massima serenità e trasparenza. Per questo preferisco aspettare a Palazzo Chigi le determinazioni che verranno prese. Vi ringrazio, Enrico Letta”.

Il premier è nel suo studio a Palazzo Chigi e ha seguito la diretta della riunione del partito insieme ai suoi più stretti collaboratori.


Sanna: Letta non andrà in Parlamento
– In caso di sfiducia da parte della Direzione del Pd, il premier Letta “non si presenterà in aula” alle Camere per parlamentarizzare la crisi. Lo ha detto Francesco Sanna, consigliere per le Riforme del premier Letta, arrivando alla Direzione del Pd. Secondo Sanna la Direzione dovrà chiudersi “con un voto o sulla relazione di Renzi o su un dispositivo che faccia definitivamente chiarezza”.

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Piano di coalizione – Al termine di una giornata, quella di ieri, che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, dopo [url”l’incontro con il segretario del Pd”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=54514&typeb=0&Letta-va-avanti-Renzi-decidero-domani[/url], Matteo Renzi, il premier in conferenza stampa ha smentito oggi le voci che davano il suo governo al capolinea: “Sono sereno, anzi Zen; non si danno le dimissioni per dicerie o per manovre di palazzo”, ha detto su Twitter con l’hashtag #iosonosereno. Poi ha rilanciato, presentando [url”Impegno Italia, il nuovo patto di governo”]http://www.globalist.ch/Detail_News_Display?ID=54545&typeb=0&Letta-chi-vuole-il-mio-posto-lo-dica[/url].

Chiamparino: forse Letta ha già deciso di dimettersi – Letta non va alla direzione Pd “probabilmente perché ha già deciso che si dimette”. Così Sergio Chiamparino, ospite al programma radiofonico “Un giorno da pecora” di Raidue2. “Se Renzi va al governo è probabile – ha aggiunto – che abbia un coniglio nel cappello, non credo fatto solo di effetti speciali, ma una squadra forte ed un programma tosto a breve tempo”.

Salvini: “Letta-Renzi? Spettacolo squallido” – Quanto sta accadendo nel Pd è, per il segretario della Lega Matteo Salvini, uno “spettacolo squallido”. Di fronte al duello fra Matteo Renzi ed Enrico Letta, Salvini ha osservato che “a parti invertite, per una cosa del genere nel centrodestra, avremmo girotondi ovunque, avremmo gli indignati, le Lella Costa e i Fabio Fazio contro”. Parlando a una conferenza stampa a Milano, Salvini si è detto dunque convinto che presto al Pd “crollerà tutto in testa”.


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