Renzi: Italicum? Le elezioni si vincono coi voti
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Renzi: Italicum? Le elezioni si vincono coi voti

Alla direzione Pd, il segretario si rivolge a Letta: giochi a carte scoperte. La risposta del premier: non voglio galleggiare, riforme necessarie.

Renzi: Italicum? Le elezioni si vincono coi voti
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6 Febbraio 2014 - 17.43


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“Le elezioni si vincono o si perdono se si prendono i voti non se si cambia sistema elettorale”. Non poteva non parlare della contestata riforma che lo vede protagonista, insieme a Silvio Berlusconi, Matteo Renzi nel suo discorso alla direzione nazionale del Pd. Il segretario ha definito “discutibili” le reazioni di questi giorni e i timori che l’Italicum possa aiutare la vittoria del centrodestra. “Considero ben poca cosa chiudere l’accordo solo sulla legge elettorale” ha aggiunto, spiegando che non avrebbe accettato “un meccanismo di accordo sulla legge elettorale per poi andare al voto, ma l’avremmo inserito in un pacchetto di riforme”.

Riforme. “Nessuno qui dentro ha mai detto che l’accelerazione sulle riforme è un errore, se siamo ad un passo dal pacchetto delle riforme è perché ha preso un’iniziativa il Pd. Il Pd dà una mano al Paese in questo modo” ha detto Renzi per spiegare il ruolo del partito democratico nel processo delle riforme. E ha aggiunto che alle elezioni “vedo un simbolo del Pd ma accanto do per scontato sia un raggruppamento di moderati che non vuole stare con il Pd ma neanche dall’altra parte e presumibilmente una parte della sinistra”. Nessun problema con il governo Letta, al quale il Pd non ha mai posto problemi. Anzi, ha sottolineato il segretario, il Pd “non ha mai fatto mancare il suo appoggio in nessun passaggio rilevante. La nostra fiducia è sempre stata costante”. Ma “se Letta ritiene che ci siano delle modifiche da porre – ha aggiunto – affronti il problema nelle sedi istituzionali e giochiamo a carte scoperte”.

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La risposta di Letta.
Intervenuto dopo il segretario, il premier Enrico Letta ha detto che “non è possibile pensare di uscire galleggiando e tutto voglio tranne che questo”, per poi aggiungere che le riforme vanno fatte “per bene, cioè di corsa”. Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto che bisogna arrivare alle elezioni europee, “avendo il Pd il risultato della legge elettorale approvata e del primo passaggio significativo delle altre due riforme. Questo ci darebbe un grande segnale ed è quello che i grillini non vogliono”. Riforme e risposta alla crisi, ha sottolineato il premier, sono collegati.

Senato. Il sindaco di Firenze ha anche spiegato come intende riformare il Senato: “non è semplicemente il tentativo di ridurre il numero dei parlamentari, ma la riduzione ci sarà perché si passerà da 945 a 630”. Non è in discussione la riforma del bicameralismo, ha sottolineato, ma “il fatto che il Senato diventi un organo con membri non eletti, senza indennità e che non dà la fiducia al governo”, ma ha aggiunto di essere disponibile a una discussione sul tema, su cui c’è già intesa con le principali forze politiche. “E’ una poderosa iniziativa costituzionale”, l’ha definita Renzi.

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M5S. Su quella che definisce una “escalation di toni” nelle aule parlamentari, Renzi si dice convinto che derivi dal fatto che “si è iniziato a produrre risultati che tolgono la terra sotto i piedi ai movimenti della protesta”. “Forse anche io ho sbagliato a rivolgermi ai 5 stelle con toni di comprensione – è la riflessione di Renzi. Soffro a vederli come prigionieri politici: uscite, liberate la voglia di dare una mano al Paese”.

Fiat e Europa. Tanti i temi affrontati da Matteo Renzi. Che in apertura del suo discorso si è soffermato sulla questione del trasferimento della Fiat tra Olanda e Inghilterra. Il segretario si è detto “colpito” dalle lunghe discussioni dedicate a questo tema: “mi colpisce – ha detto – perchè qualche debito con l’Italia quel gruppo ce l’ha ma non abbiamo aperto la discussione sul nostro modello fiscale”. Ovviamente si è parlato anche di Europa, in vista delle prossime elezioni di maggio, sui cui il partito democratico si metterà al lavoro giovedì prossimo, ha annunciato il suo segretario.

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